A Taranto

Aqp, via libera al dissalatore del fiume Tara: la cordata Cisa-Suez vince l’appalto

Acquedotto Pugliese ha infatti aggiudicato l’appalto integrato da 90 milioni per la progettazione e la realizzazione dell’impianto, scegliendo la proposta tecnica della multinazionale di Parigi

TARANTO - La tecnologia dei francesi di Suez, scelta dal raggruppamento guidato dalla Cisa di Massafra, sarà alla base della realizzazione del primo impianto di dissalazione pugliese, quello che sorgerà a Taranto e renderà potabili le acque salmastre prelevate dalle sorgenti del Tara. Acquedotto Pugliese ha infatti aggiudicato l’appalto integrato da 90 milioni per la progettazione e la realizzazione dell’impianto, scegliendo la proposta tecnica della multinazionale di Parigi.

Alla gara hanno partecipato quattro gruppi. Ha vinto quello guidato da Cisa spa di cui fanno parte Suez Italy, Suez International, Edil Alta ed Ecologica spa, con un gruppo di progettazione guidato da Ai Engineering con Consorzio Uning e Suez Italy. L’offerta vincitrice è quella che ha ottenuto il miglior punteggio per il progetto tecnico e il secondo miglior punteggio per il ribasso (9,194%) che ha superato la verifica di congruità: il valore di aggiudicazione dell’appalto è dunque di 81,8 milioni di euro. Al secondo posto si è piazzato il raggruppamento guidato da Cobar con gli spagnoli di Acciona, davanti al consozione stabile Infratech e al raggruppamento guidato da Castiglia con Putignano e Faver.

Il contratto di appalto verrà firmato al termine delle verifiche sul possesso dei requisiti. Il dissalatore è finanziato in parte (27 milioni) dal Pnrr e dovrà essere realizzato entro due anni e una volta in esercizio sarà il più grande d’Europa. Il progetto prescelto si basa su una tecnologia sviluppata dai francesi, già applicata nella realizzazione del dissalatore dell’isola D’Elba, che produce un basso livello di salamoia di scarto (un liquido ad alta concentrazione di sale, che può alterare l’equilibrio delle acque in cui viene riversato). La salamoia finirà nell’area portuale di Taranto, in una zona del molo polisettoriale dove insistono altri scarichi. Il dissalatore del Tara produrrà a regime 650 litri al secondo di acqua che verrà remineralizzata aggiungendo acqua dolce e poi inviata al serbatoio di Taranto da 200mila metri cubi.

L’impianto servirà ad ottenere un approvvigionamento aggiuntivo di acqua potabile che verrà immessa nella rete idrica del Tarantino per rinforzare la distribuzione nella Puglia meridionale, cui garantirà di soddisfare il fabbisogno per un quarto degli abitanti. Significa che d’estate e in particolare negli altri momenti in cui il livello degli invasi è basso, l’acqua delle dighe potrà essere integrata da quella dissalata, sostituendo la risorsa idrica che proviene dall’emungimento dei pozzi (oggi un quinto del totale): l’uso dell’acqua sotterranea produce fenomeni di salinizzazione della falda che danneggiano l’ambiente.

Il dissalatore rientra dunque in una strategia di diversificazione degli approvvigionamenti. In base al piano industriale predisposto dal presidente Aqp, Domenico Laforgia, e dal direttore generale Francesca Portincasa, questa strategia potrebbe prevedere anche la realizzazione di un secondo dissalatore gemello a Manfredonia.

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