Arte e cultura

Mottola, l'antica cappella riapre nella zona «167» e incanta i visitatori

Francesco Francavilla

Determinante l’impegno diretto di due associazioni cittadine. Venne edificata lungo la antica strada per Noci. Durante la peste, fu adibita a lazzaretto

MOTTOLA - Torna a rivivere la cappella della Madonna di Costantinopoli, patrimonio storico, artistico di interesse religioso, che, sabato scorso, è stata restituita alla città grazie ad un gruppo di volontari delle associazioni “Cea Spia dello Jonio” e “Mottola Attiva” che si sono interessati a ripulire l’area e piantumare trenta piante donate dalla ditta Angelo Greco. Ma il merito dell’iniziativa va riconosciuto soprattutto a Marco Greco, Francesco Mandorino e Mike Baia, tre giovani del movimento culturale di promozione sociale e salvaguardia del dialetto mottolese “la parola muteleese de iosce” (la parola mottolese di oggi) che con i fondi ricavati dalla vendita del calendario in vernacolo mottolese hanno finanziato l’acquisto e la posa in opera della porta d’ingresso della cappella.

L’inaugurazione è avvenuta sabato sera, alle ore 19 con la partecipazione del sindaco, Giampiero Barulli; i tre giovani promotori della manifestazione; Nicolas Fazio, presidente dell’associazione Cea Spia dello Jonio; Annalisa Palattella, responsabile del LabUm di Mottola, Sergio Maglio, storico e scrittore che ha raccontato ai numerosi visitatori presenti alla manifestazione le origini della piccolissima cappella della Madonna di Costantinopoli posta ai piedi della collina, nel popolare quartiere “167” e tanta gente.

«Devo ringraziare di cuore i ragazzi de “la parola mottolese del giorno - afferma il sindaco Barulli - che insieme al “Cea” hanno avuto questa bella idea di sostituire la porta della chiesetta della Madonna di Costantinopoli e di riqualificare tutta l’area circostante grazie ai volontari di “Mottola Attiva”. È senza dubbio un bellissimo esempio di cittadinanza attiva e di collaborazione tra associazioni attraverso cui si migliorano angoli del nostro paese». Come ha ricordato lo studioso Sergio Maglio, «la cappella venne eretta durante la terribile epidemia di peste che nel 1527-8 devastò il Regno di Napoli e in Puglia particolarmente la città di Conversano. Infatti, conserva un dipinto datato 1528 con la Madonna della Greca tra i due santi Rocco e Sebastiano, ovvero i principali Santi taumaturghi contro il terribile flagello della peste che erano oggetto della devozione popolare. In particolare, la immagine di san Rocco in abiti di foggia rinascimentale costituisce una delle primissime rappresentazioni del santo di Montpellier in Puglia, dove il suo culto arrivò proprio in quel periodo attraverso l’Adriatico, irradiandosi da Venezia. La chiesetta venne edificata a circa un chilometro dalle mura medievali della città, lungo la antica strada per Noci, la via istmica che, partendo da Chiatona, congiungeva lo Jonio all’Adriatico sino a Cozze di Conversano. Molto probabilmente era la cappella del lazzaretto-ospedale che, in quasi tutti i centri abitati, in età moderna ospitava gli infetti fuori delle mura della città durante le ricorrenti pestilenze. La presenza di un “ospedale” a Mottola è testimoniata, infatti, in una relazione vescovile del 1592. A conferma della sua importanza taumaturgica nella storia di Mottola, proprio nella cappella venne benedetta la statua di santa Filomena, fatta commissionare dalla congrega del Rosario e implorata dalla popolazione come protettrice nel corso della terribile epidemia di colera del 1837».

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