L'economia del vino

Taranto, meno uva e più qualità nella vendemmia 2023

piero bacca

Produzioni ridotte del 50% per via di piogge e peronospora. Lo scorso luglio è stata inoltrata alla Regione e al Ministero dell’Agricoltura la richiesta di riconoscimento di calamità naturale

Le asprezze climatiche ci hanno messo lo zampino. E la temuta “peronospora” ha fatto il resto. La vendemmia 2023, secondo gli addetti del settore, vedrà crollare le produzioni del 50% rispetto all’anno scorso. Si salverà la qualità, che anzi acquisterà punti proprio per la diminuita quantità di uva sui tralci. Nulla da temere, dunque, per la bontà dei vini di terra jonica sebbene i produttori abbiano accusato il colpo sferrato da acquazzoni, umidità e infestazioni parassitarie.

«Abbiamo avuto una primavera anomala fino a tutto giugno e questo ha determinato grandi difficoltà soprattutto per gli attacchi delle malattie fungine, la peronospora in particolare, che a macchia di leopardo è stata anche molto aggressiva», spiega Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto. «L’allagamento dei campi ha creato difficoltà d’accesso per i trattamenti - rammenta - ed in alcune campagne la produzione è stata completamente azzerata, con danni notevoli e un calo complessivo delle produzioni stimato attorno al 50 per cento per tutte le tipologie di uva che in diversa misura hanno risentito di ripetute infezioni. Devo dire - aggiunge - che da trent’anni a questa parte non ricordo un’annata del genere. Per questi motivi, lo scorso luglio è stata inoltrata alla Regione e al Ministero dell’Agricoltura la richiesta di riconoscimento di calamità naturale». I danni, si diceva, hanno riguardato a macchia di leopardo l’intera provincia tarantina. Tra le aree più colpite la fascia orientale (Manduria, Sava, Avetrana), dove si produce il Primitivo doc. La buona notizia è che la qualità sarà migliore. «Meno uva c’è sui ceppi - osserva Cavallo - più si riesce ad avere una maturazione ottimale ed un’uva qualitativamente superiore».

Nel bilancio complessivo i produttori devono fare i conti con quantità dimezzate e probabilmente una resa migliore sotto il profilo della qualità. Ma anche con costi di produzione lievitati (soprattutto carburanti ed energia elettrica) che inevitabilmente porteranno ad un ritocco in alto nei prezzi al consumo. «Ci auguriamo che quanto prima gli agricoltori possano inoltrare domanda per il riconoscimento dei dcontributi per compensare le perdite subite», commenta Cavallo, ricordando come vi sia stato un grande lavoro per salvare il prodotto scampato alla distruzione, dovendo fare fronte a spese che sono rimaste Il calendario della vendemmia prevede per i “bianchi” come chardonnay e moscati l’inizio del taglio subito dopo Ferragosto e a seguire il Primitivo e i “rossi”. Un dato a cui si accordano le previsioni del presidente del Consorzio di tutela del Primitivo, l’avvocato Novella Pastorelli. «Nel territorio del Primitivo di Manduria - fa sapere - la vendemmia inizierà in linea con gli anni precedenti, dopo il periodo di Ferragosto, e seguirà la consueta pratica di iniziare dalle zone costiere. Quest’anno la vendemmia, che riguarda tutta Italia, sarà complessa e difficile, tra clima e malattie della vite, peronospora in testa. Nel nostro territorio - conferma - ci sarà un calo stimato delle quantità, ad oggi, intorno al 40%, 50% ma incoraggiante notare che, nonostante le sfide, la qualità delle uve nella zona del Primitivo di Manduria non sembra essere compromessa».

«Servono ancora due o tre settimane - fa notare Cavallo - e speriamo che il clima più stabile di questi giorni e l’escursione termica tra giorno e notte possa portare le uve ad una maturazione ottimale».

Anche sul piano della commercializzazione, il mercato inizia subito dopo Ferragosto. «Sicuramente - aggiunge Cavallo - la minore quantità del prodotto porterà inevitabilmente ad un rialzo delle contrattazioni. Dobbiamo anche pensare che i costi di produzione sono in netto aumento. Ad incidere sono soprattutto alcune voci, come i carburanti schizzati alle stelle dopo una leggera flessione tra maggio e giugno. Rispetto ai primi aumenti che hanno interessato imbottigliamento ed etichettatura, invece, ora non si registrano significativi rialzi. Purtroppo l’inflazione generale crea meccanismi a catena su tutte le filiere. Una situazione non semplice che alla fine si ripercuote sul consumatore. Bisognerebbe cominciare ad azionare delle misure di contenimento, altrimenti il rischio è quello della progressiva diminuzione del potere d’acquisto che penalizzerà non solo i consumatori ma anche le aziende».

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