La storia

Abusi sulla colf: avvocato materano arrestato a Taranto

Francesco Casula

La promessa di 50 euro per ripulire la villa al mare e la cortesia di accompagnarla a casa una volta finito il lavoro. È cominciato così l'incubo di una 23enne che a gennaio scorso si è ritrovata sola con il proprietario dell'immobile

TARANTO - La promessa di 50 euro per ripulire la villa al mare e la cortesia di accompagnarla a casa una volta finito il lavoro. È cominciato così l'incubo di una 23enne che a gennaio scorso si è ritrovata sola con il proprietario dell'immobile che le è saltato addosso e nonostante i suoi tentativi di respingerlo avrebbe abusato di lei.

Sei mesi dopo l'uomo, un 48enne avvocato originario di Matera in attività nel foro di Taranto, è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza sessuale su richiesta del pm Marzia Castiglia.

È stata la vittima, poco dopo quelle ore infernali a denunciare tutto. Per bisogno aveva accettato quel lavoro e l’offerta dell'uomo di accompagnarla in auto, ma già in viaggio il 48enne avrebbe cominciato a fare discorsi incomprensibili: «Ho saputo che le ragazze di Taranto si prostituiscono per 150 euro... io sarei disposto a pagare anche 200/250...e tu sei d'accordo?». La 23enne avrebbe risposto che nonostante la sua situazione difficile, mai avrebbe accettato una proposta del genere. Una volta arrivati nell'immobile da ripulire, l'uomo le ha infilato una banconota da 50 euro nel giubbotto e poi l'abbracciata con forza allungando le mani e provando con forza a baciarla anche tenendola contro il muro. La donna avrebbe provato respingerlo, ma la paura ha preso il sopravvento: in pieno inverno, in una zona buia e isolata del litorale, nessuno avrebbe sentito le sua grida. Quando finalmente è riuscita a liberarsi, la 23enne terrorizzata ha chiesto di essere riaccompagnata a casa: anche nel viaggio di ritorno l'uomo avrebbe provato più volte ad avere rapporti.

Quando è arrivata a casa la donna avrebbe raccontato immediatamente tutto al compagno e ai familiari: uno di loro ha così contattato l'avvocato per avere spiegazioni: il professionista, a quel punto ha chiamato i poliziotti che sono arrivati nel suo studio e hanno anche assistito all'incontro tra il parente della donna e il legale. Questi a un certo punto ha accusato un malore e chiesto un'ambulanza, ma mentre i medici lo portavano via, i poliziotti lo hanno sentito mentre diceva al parente della 23enne una frase «Vi pago e facciamo pace». Per il pm Castiglia è un chiaro tentativo di inquinare le prove. Una tesi condivisa anche dal gip Alessandra Romano che ha firmato l'ordinanza che ha portato all'arresto del professionista difeso dall'avvocato Gianluca Mongelli.

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