La sentenza

Finto rapimento a Taranto, tutti assolti: la vittima ha raccontato troppe bugie

Per i giudici sia gli organizzatori della frode che chi avrebbe dovuto pagare il riscatto hanno continuamente mentito

TARANTO - «Mi hanno rapita, ti prego paga il riscatto». La donna al telefono supplicava, ma era tutto finto. Un rapimento inscenato con l’unico scopo di mettere le mani sui soldi di un 68enne leccese, ma residente da tempo nella provincia di Taranto. I fatti risalgono al 2019, ma pochi giorni fa il tribunale ionico ha emesso la sentenza dopo le diverse denunce presentate dalla presunta vittima: tutti assolti. I rapitori, ma anche la stessa vittima. Il motivo? Le troppe bugie raccontate proprio dalla vittima.

Nella sua prima denuncia l’uomo aveva spiegato di aver ricevuto una richiesta di aiuto da una donna, che dopo aver contratto un debito di 3mila euro da un presunto usuraio, aveva maturato interessi al punto che la somma da restituire era lievitata fino a 70mila euro. Nella sua denuncia, inoltre, il 68enne aveva spiegato di aver incontrato la donna e il suo presunto aguzzino in un bar di Torre Ovo dove, davanti a un caffè e incurante della presenza di altre persone, il presunto usuraio aveva chiaramente detto che se la donna non avesse restituito il denaro doveva essere il 68enne a farlo. Spaventato, l’uomo ha raccontato di essere andato all’estero per provare a raccogliere del denaro, ma poi aveva finto di aver subito un sequestro della Guardia di finanza. Da quel momento, sul suo cellulare, sono arrivati messaggi di aiuto della donna che diceva di essere stata sequestrata e tenuta sotto controllo dai guardaspalle del presunto usuraio in un appartamento di Sava. Ma poi qualcosa deve avergli fatto cambiare idea al punto da tornare in caserma e dire agli investigatori che era tutto finto. Si è addirittura autodenunciato per calunnia. E poi, al processo, ha fornito ancora un’altra storia, diversa dalle precedenti.

Una sequela di bugie a cui si sono poi aggiunte anche le versioni rese invece dai presunti organizzatori della truffa. La donna che sarebbe stata oggetto di rapimento, infatti, ha svelato che era il 68enne a essersi invaghito di lei e che aveva inventato tutto con lo scopo di allontanarla dal suo compagno, lo stesso che era indicato falsamente come il presunto usuraio. Un ginepraio di dichiarazioni che ha impedito ai magistrati di ritenere una delle versioni più credibile dell’altra accogliendo quindi la richiesta di assoluzione avanzata dai difensori, gli avvocati Andrea Digiacomo, Giuseppe Leoni, Flavia Albano e Stefania Tripaldelli.

«Nell'impossibilità di determinare - hanno scritto i giudici - quale tra le plurime versione dei fatti sia quella più prossima alla verità, si ritiene sussista un ragionevole dubbio in ordine alla penale responsabilità degli odierni imputati, con conseguente esito assolutorio».

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