Ambiente
Dissalatore sul fiume Tara: fioccano i primi «no» tra la maggioranza
Dubbi da 4 consiglieri nella riunione in commissione Assetto. Per l’ala ecologista - riformista, l’opera comprometterebbe gli equilibri ambientali
TARANTO - Dissalatore sul fiume Tara, fioccano i primi «no» nella maggioranza di centrosinistra al Comune di Taranto. In particolare, le critiche (che hanno il sapore di una vera e propria opposizione) portano le firme dei consiglieri di Verdi, Psi e Riformisti per la Puglia (Antonio Lenti, Paolo Castronovi, Giuseppe Fiusco e Michele Patano). Che fanno riferimento all’audizione svoltasi nei giorni scorsi durante i lavori della commissione Ambiente del comune di Taranto che ha iniziato ad analizzare i documenti relativi alla costruzione di un impianto dissalatore alla foce del fiume Tara. I lavori sono di competenza dell'Acquedotto Pugliese (Aqp). Nel corso della riunione della commissione, per la cronaca, c’è stata l’audizione con la relazione di Gaetano Barbone, dirigente Aqp, che ha illustrato la tecnologia e il luogo prescelti ai consiglieri e alle associazioni presenti.
«Alla luce di quanto appreso, in commissione, Europa verde, Partito socialista e Riformisti di Puglia esprimono forti perplessità - si riporta dal comunicato inviato alla stampa - in merito al progetto del dissalatore presso il fiume Tara».
In particolare, l’area del fiume Tara «ha un’alta valenza storica, sociale, culturale e paesaggistica, in quanto lo stesso nome di Taranto viene ricondotto a Taras che l'avrebbe fondata. È un luogo in cui si esprime la religiosità popolare da secoli in quanto le acque del Tara sono considerate curative. Il Tara - ricordano i firmatari del documento - è anche un luogo rasserenante e ricco di biodiversità, aperto a tutti e frequentato da sempre dalle famiglie dei quartieri popolari di Taranto e dei comuni vicini, non solo d’estate visto che la temperatura delle acque oscilla tra i 13 e i 18 gradi in ogni stagione».
Per la cronaca, il progetto prevede «ulteriore consumo della risorsa suolo in un territorio che ha già tassi alti di cementificazione. Permangono dubbi sulla necessità di un impianto di dissalazione visto che l'Acquedotto pugliese sta effettuando lavori di manutenzione della rete idrica». Per Lenti, Castronovi, Patano e Fiusco «è incomprensibile il fatto che Taranto sia sempre destinataria di mega impianti e sulla base dell’esperienza dell’ultimo secolo e mezzo, non ha portato bene alla città». Infine, l’annuncio finale che sa quasi di avvertimento (politicamente parlando, avrebbe chiosato un ex sindaco di Taranto): «Presenteremo le osservazioni al Provvedimento autorizzatorio unico regionale e ci batteremo per salvare questo sito così caro ai tarantini».
Contattato dalla Gazzetta, nel suo doppio ruolo di consigliere comunale di maggioranza e di consigliere di amministrazione di Acquedotto pugliese, Lucio Lonoce (Pd) la pensa in maniera diametralmente opposta e afferma: «Si tratta di un’opera importante e utile per il nostro territorio soprattutto in un periodo come questo caratterizzato dalla siccità e dal cambiamento climatico. Altre regioni ne iniziano a parlare ora e noi invece, in Aqp, abbiamo già dato il via libera. Le perplessità? L’ingegner Barbone - conclude Lonoce - ha fornito tutte le risposte e le rassicurazioni tecniche tra cui quelle relative al basso indice di salinità del Tara e al fatto che per le prese d’acqua si utilizzeranno delle prese già esistenti di proprietà dell’Ente irrigazione. E io mi fido dei nostri tecnici».