13 anni dietro le sbarre
Caso Scazzi: «Troppo degrado in cella», sconto di pena per Misseri
Accolto il reclamo del difensore: zio Michele uscirà dal carcere 41 giorni prima. Il contadino di Avetrana continua ad accusarsi dell’omicidio della nipote nonostante la condanna definitiva inflitta a moglie e figlia
TARANTO - Michele Misseri – detenuto dal febbraio del 2017 dopo la sentenza della Corte di Cassazione che lo condannava in via definitiva per la soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi – ha ottenuto uno sconto della pena di 41 giorni in virtù del decreto svuota carceri.
Un reclamo presentato da Michele Misseri, che proprio oggi compie 69 anni, attraverso il suo legale di fiducia Luca La Tanza. Il contadino di Avetrana che, a distanza di ormai quasi tredici anni dal delitto continua a ribadire di essere l’unico colpevole della morte di Sarah e l’assoluta estraneità della figlia Sabrina e della moglie Cosima, si trova nella casa circondariale di Lecce dove sta scontando un cumulo pene relativo alla soppressione del corpo della nipote, all’epoca 15enne, e alla diffamazione nei confronti del suo ex legale Daniele Galoppa e della ex consulente Roberta Bruzzone.
Il reclamo ai sensi della normativa svuota carceri, per colui che da tutti è conosciuto ormai come zio Michele, è stato accolto il 22 febbraio scorso dal magistrato di sorveglianza di Lecce Stefano Sernia. Quindici pagine di documento per snocciolare le motivazioni che portano a tale decisione basate sulle precarie condizioni di vivibilità nella struttura penitenziaria del capoluogo salentino, nel periodo che va dal 9 marzo 2017 fino alla fine del 2022.
Due le ragioni. Michele Misseri vive in una cella in cui a disposizione di ciascun detenuto non ci sono neppure 3 metri quadrati (quindi in una condizione non assolutamente adeguata perché secondo un articolo della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo lo spazio necessario per il rispetto dei diritti del detenuto non dovrebbe essere inferiore ai 4 metri quadrati) e nella stessa non ci sono né la doccia né acqua calda.
Un reclamo – quello avanzato dall’avvocato La Tanza – che arriva dopo l’istanza di misura alternativa al carcere chiesta e rigettata per il suo assistito, circa un anno fa. Misseri avrebbe potuto uscire dalla struttura penitenziaria e continuare a scontare la sua pena a casa con la possibilità di lavorare. Sembra che un imprenditore agricolo, all’epoca, fosse disposto a impiegarlo nella sua azienda. Il Tribunale di Sorveglianza rigettò per via dell’atteggiamento del contadino di Avetrana, fermo sulle sue posizioni nel continuare ad auto accusarsi dell’omicidio della nipote nonostante ormai condannate in via definitiva sia la figlia che la moglie e poi anche perché ritenuta inadeguata la sua abitazione, l’ormai nota villa degli orrori di via Deledda, in stato di degrado e abbandono.
Sono trascorsi quasi tredici anni dalla morte di Sarah.
Sabrina e Cosima sono in carcere a Taranto. Scontano l’ergastolo e da quando sono state arrestate non sono mai uscite, neppure per un permesso premio. Sono detenute modello. Continuano a dichiararsi innocenti, secondo alcune indiscrezioni. Ma secondo la prima sezione penale della Cassazione Sabrina Misseri, condannata il 21 febbraio 2017 definitivamente al carcere a vita, con la madre Cosima Serrano, non meritava sconti di pena. Nelle motivazioni del verdetto finale, la Corte Suprema sottolinea le «modalità commissive del delitto» e la «fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità». Sabrina «strumentalizzando i media» deviò le investigazioni come «astuto e freddo motore propulsivo» verso «piste fasulle». A fronte di questi comportamenti, Sabrina non ha «meritevolezza» per la concessione delle attenuanti generiche richieste dai suoi difensori. Lo sconto di pena è stato negato dalla Cassazione anche per Cosima Serrano dato che, essendo una adulta matura, invece di intervenire a placare «l’aspro contrasto sorto» tra Sabina e Sarah, «si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto».
Michele Misseri tra un anno uscirà, verosimilmente la prossima primavera. Pure lui un detenuto modello. Lavora, fa volontariato, ha frequentato corsi di pittura e di falegnameria. È sempre disponibile con tutti. Tutti lo chiamano zio Michele.
Oggi è il suo compleanno. Compie 69 anni. E lui continua a dire: «Sono stato io. Ho ucciso io Sarah».