Il caso
Taranto, tunisino accoltellato in Villa Peripato: sequestrato testimone
Portato dalla madre di uno degli indagati e picchiato
Lo hanno costretto a inginocchiarsi mentre un gruppo lo picchiava e lo minacciava. È accaduto a uno dei principali testimoni dell’inchiesta sulla brutale aggressione ai danni del 18enne di origine tunisina avvenuta la sera del 30 settembre nella Villa Peripato. Le dichiarazioni che il 22enne aveva reso alla Squadra Mobile, evidentemente, non erano affatto piaciute ai parenti di uno quattro ragazzi indagati e inizialmente fermati dai poliziotti. E così la madre di uno di questi avrebbe inviato un’ambasciata al giovane testimone e anche un gruppo di scagnozzi per accompagnarlo nella casa dove la donna stava scontando una condanna agli arresti domiciliari. Una volta al suo cospetto, gli ha chiesto di consegnare una copia del verbale con le dichiarazioni rese ai poliziotti e poi lo ha umiliato facendolo inginocchiare e il gruppo lo ha picchiato come per punirlo. Un agguato da cui il 22enne è comunque riuscito a sottrarsi e a darsi alla fuga: il gruppo di giovanissimi lo ha inseguito fino a casa dove il giovane è riuscito fortunatamente a rifugiarsi.
I fatti risalgono al 1 ottobre scorso, solo 24 ore dopo il fermo dei quattro indagati. Per gli inquirenti è un segno che evidentemente qualcuno voleva che ritrattasse quelle dichiarazioni compromettenti. Ed è per questo che l’accusa ha chiesto e ottenuto un incidente probatorio nel quale il testimone potesse sostanzialmente fornire nuovamente la sua versione, trasformandola già durante le indagini preliminari in una prova cristallizzata da utilizzare nell’eventuale processo. Alcuni giorni fa, infatti, il giovane è stato interrogato dall’accusa e dalla difesa e ha sostanzialmente confermato quanto aveva già detto ai poliziotti rispetto all’accaduto. Secondo alcune fonti della Gazzetta, però, il 22enne è apparso terrorizzato e ha raccontato della paura che lo insegue da quell’aggressione. Una sorta di linciaggio che il 22enne ha comunque trovato la forza di denunciare dando il via a un ampliamento dell’inchiesta che ora coinvolge anche la madre di uno degli indagati: la vicenda, inoltre, ha spinto il tribunale di sorveglianza a bloccare l’esecuzione degli arresti domiciliari per la donna che è stata trasferita immediatamente in carcere dovrà scontare il residuo di pena.
Intanto proseguono le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile di Taranto, diretti dal vice questore Cosimo Romano e coordinati dal pubblico ministero Marzia Castiglia, per fare piena luce sull’accoltellamento del 18enne in Villa Peripato: com’è noto, i quattro indagati furono condotti inizialmente tutti in carcere, ma dopo gli interrogatori di convalida due furono immediatamente rimessi in libertà e due trasferiti invece ai domiciliari. Nei guai finirono un minorenne e tre maggiorenni: per questi ultimi, il gip Francesco Maccagnano chiarì che non si è trattato di tentato omicidio, ma di lesioni gravi: «nulla lascia pensare che i predetti abbiano inteso programmaticamente togliere la vita all’odierna persona offesa». Per il magistrato gli autori del pestaggio non volevano uccidere, ma infliggere al giovane «una sonora lezione» utilizzando anche coltelli. E così Morris Topa, 22enne tarantino difeso dall’avvocato Pasquale Blasi è tornato libero mentre per Nicola Sorrentino 22enne originario di Napoli ma residente a Taranto ed Egidio Albano, 26enne anch’egli di origine campana e difeso dall’avvocato Fausto Soggia, il giudice ha disposto gli arresti domiciliari.