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Taranto, l'allarme del Sunia: in 700 a rischio sfratto

Fabio Venere

Lamusta: «Ma si fanno sentire gli effetti della pandemia»

Settecento. Scriverlo a lettere, forse, fa un effetto maggiore rispetto alla cifra riportata così com’è. In realtà, la sostanza non cambia. Secondo la denuncia che il segretario provinciale del Sunia, Luigi Lamusta, affida alla Gazzetta, a questo dato (rilevante) corrisponderebbero le richieste di sfratto che pendono negli uffici del Tribunale di Taranto. L’elemento, questo va sottolineato subito, si riferisce non solo al capoluogo, ma all’intera provincia ionica.

Per Lamusta, «a Taranto, la situazione - spiega - era già difficile negli anni scorsi, ma ha subito un incremento nel periodo immediatamente seguente alla pandemia da Covid 19».

I motivi, in realtà, sono agevolmente intuibili. E Lamusta li snocciola: «Il Covid, ed è questo l’aspetto più drammatico, ha portato via molti padri di famiglie lasciando donne e figli soli, magari senza reddito e senza lavoro o con impieghi saltuari, e li ha costretti a dover tirare avanti per campare. In un contesto simile, inevitabilmente, purtroppo, pagare regolarmente l’affitto mensile non costituiva più una priorità».

La vita che svanisce (per sempre), ma non solo. Rispetto all’emergenza abitativa e al numero degli sfratti, il Covid ha causato (e causa) indirettamente altri contraccolpi negativi. Sul punto, è sempre il sindacalista del Sunia a ricordare che «in questi ultimi due anni, diverse attività commerciali hanno abbassato le saracinesche senza rialzarle più. La crisi le ha messe in ginocchio. I lavoratori dipendenti del settore privato, invece, sono stati collocati in cassa integrazione a zero ore o al 50 per cento e, altri ancora, sono stati licenziati. Un quadro a tinte cupe che ha fatto lievitare numeri che - ammette Lamusta - erano già alti negli anni preceenti».

Che fare, quindi? Per il segretario provinciale del sindacato degli inquilini assegnatari vicino alla Cgil, infatti, si dovrebbe costituire in Prefettura «un tavolo permanente - dichiara Luigi Lamusta - a cui dovrebbero sedersi i rappresentanti degli enti locali e dei comuni in particolare, ma anche (se non soprattutto) quelli dell’agenzia regionale Arca, la stessa Regione Puglia e i rappresentanti delle associazioni che tutelano gli interessi dei proprietari».

Secondo il pensiero di Lamusta, in particolare, il tavolo prefettizio dovrebbe dapprima fare un censimento aggiornato sugli immobili di proprietà pubblica vuoti e, quindi, in linea teorica, abitabili e successivamente dovrebbe spostare la sua attenzione verso gli appartamenti privati, garantendo ai proprietari «non solo il contributo che già il Comune gira loro mensilmente, ma magari anche delle forme e delle formule assicurative che proteggano (legittimamente) il loro appartamento da eventuali danni o nel caso in cui, terminato il sussidio pubblico, l’inquilino non abbandoni quella casa».

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