L'accordo

Taranto, Arcelor Mittal, Governo disponibile a entrare nel capitale solo se si decarbonizza

Lo stabilimento di Taranto dovrà produrre valore e deve essere sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale. Lo ha detto il commissario straordinario dell’Ilva Alessandro Da Novi nell’illustrare i punti dell'intesa

TARANTO - «Il Governo è disponibile a entrare nel capitale e ad accogliere alcune istanze di Arcelor Mittal Italia» della Newco che provvederà alla ristrutturazione e al rilancio dell’ex Ilva, «a costo che Ami accetti la transizione verso la decarbonizzazione nel quadro di new deal voluto dall’Europa». Lo ha detto il commissario straordinario dell’ex Ilva Alessandro De Novi in audizione alla Camera in commissione Ambiente e Territorio sottolineando che per commissari «è valido accordo del 2018»

«Lo stabilimento di Taranto dovrà produrre valore e deve essere sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale». Lo ha detto il commissario straordinario dell’Ilva Alessandro Da Novi nell’illustrare i punti di un accordo sul quale stanno negoziando i legali delle due parti in vista del termine del 6 marzo fissato dal tribunale per evitare il recesso di ArcelorMittal. «L'obiettivo è una produzione di 8 milioni di tonnellate e la piena occupazione».

«I punti principali dell’accordo» sui quali si sta lavorando per arrivare ad un’intesa «entro fine mese» prevedono: «l'anticipo dell’acquisto degli asset Ilva; mantenimento del prezzo stabilito» nell’accordo originario. «In cambio vi è la disponibilità dello Stato di entrare nella compagine di Ami a fronte di una disponibilità di Mittal a predisporre un nuovo piano industriale con nuove tecnologie green e mantenimento sostanziale del livello occupazionali». Così il commissario Da Novi in audizione.

«CI SONO LE CONDIZIONI PER UN ACCORDO» - «Non c'è altra possibilità di un ulteriore rinvio». Lo ha detto il commissario straordinario dell’Ilva Da Novi in audizione alla Camera aggiungendo che «Siamo lontani all’arrivo di un accordo, puntiamo ad arrivarci per il 29 febbraio, attualmente ci sono le condizioni per arrivare ad un accordo», ha aggiunto sottolineando che in mancanza di accordo «ciascuna parte se ne prenderà la responsabilità».

«L'IMMUNITA' NON ENTRA NELL'ACCORDO» - «L'immunità o esimente penale non è materia dei nostri negoziati e non rientra nell’accordo che stiamo predisponendo con i legali». Lo ha detto il commissario straordinario dell’Ilva Alessandro Da Novi a margine dell’audizione alla quale hanno partecipato anche i commissari Antonio Lupo e Francesco Ardito. «In ogni caso l’immunità penale non era prevista nell’accordo del 2018 che è valido» ha aggiunto.

LE PAROLE DI EMILIANO - «Se l’Ilva non fosse mai esistita, se non ci fosse stato questo tumore nella città, Taranto sarebbe una città meravigliosa e avremmo fatto cose straordinarie in quel luogo. Ma la fabbrica esiste e nessuno ha la forza e la volontà politica qui a Roma, dove le decisioni vanno prese, di chiudere la fabbrica. Questo lo so e non prendo in giro i miei concittadini. Se so che non ci sono i presupposti per arrivare alla chiusura, devo fare una proposta per attutire al massimo il danno. Questa proposta è la decarbonizzazione». Lo ha ribadito il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, rispondendo alle domande dei deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera durante una audizione informale sul siderurgico di Taranto.
Emiliano ha ricordato che «la decisione sull'apertura o chiusura della fabbrica spetta a Governo e Parlamento. Sia che decidiate di tenerla aperta che di chiuderla, io collaborerò» ma "senza un processo di cambio tecnologico - ha concluso - non ci sarà nessuna garanzia di chiudere le fonti inquinanti».

IL PREFETTO DI TARANTO: CONFRONTO SERENO - «Il Tavolo odierno può rappresentare uno strumento utile per l’intero comparto che ruota attorno alla produzione industriale dell’acciaio dal momento che consiste in uno spazio neutrale dedicato al dialogo e al sereno confronto tra le parti senza peraltro trascurare l'opportunità di costruire anche per il futuro un luogo stabile di autentiche relazioni e comunicazioni». Lo ha detto il prefetto di Taranto Demetrio Martino, che oggi ha presieduto il tavolo sulle problematiche dell’indotto di ArcelorMittal alla presenza dell’Ad Lucia Morselli, della gestione commissariale di Ilva, di Confindustria, dei sindacati confederali e di categoria e di Confapi. «Nel corso della riunione - si osserva in una nota della Prefettura - si sono registrati gli interventi di Confindustria e dei segretari delle organizzazioni sindacali dai quali è emersa la particolare attenzione allo stato di crisi di molte imprese a causa del ritardo accumulato nel pagamento di fatture, già scadute, relative a lavori eseguiti e per la conseguente difficoltà delle aziende di affrontare le rivendicazioni salariali dei dipendenti».
L’Ad di ArcelorMittal «ha dichiarato - aggiunge la Prefettura - di essere assolutamente disponibile a proseguire in un Tavolo che proponga soluzioni ed ha evidenziato che il ritardo nei pagamenti è dovuto anche ad un sostanziale disallineamento delle posizioni contabili espresse dalle imprese dell’indotto rispetto alla contabilità dell’azienda. Sul punto ha manifestato la massima apertura ad affrontare e risolvere il problema confrontandosi con i fornitori interessati e, ancor più, ad affiancare le imprese nel confronto con il sistema bancario al fine di ripristinare un rapporto di fiducia con il settore creditizio».
Il presidente di Confindustria ha proposto al prefetto di "convocare prossimamente al tavolo della Prefettura i rappresentanti degli istituti bancari per avviare un percorso di proficuo confronto anche con il sistema del credito».

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