I dati Arpa

Taranto, «Emissioni nei limiti, ma non è detto siano assenti effetti sulla salute»

Maria Rosaria Gigante

L’agenzia ha pubblicato nei giorni scorsi il monitoraggio 2018 su polveri e metalli e adesso chiede all’Asl una valutazione sui possibili impatti

TARANTO - Concentrazioni di metalli (arsenico, nichel, piombo, cromo, ferro, manganese, rame, zinco) inferiori ai limiti previsti, ma questo non garantirebbe assenza di effetti sulla salute. Stesso discorso per i metalli per i quali la normativa non prevede un limite. Pertanto, la palla rimbalza alla competenza dell’Asl a cui si chiede una valutazione sul possibile impatto sulla salute. E’ la conclusione a cui giunge la campagna di monitoraggio di aria ambiente vento-selettiva con una strumentazione dotata di impattatori di Pm10 e Pm2.5 portata avanti nell’ormai lontano periodo che va dal 9 febbraio 2018 al 9 aprile sempre dello scorso anno, con una relazione protocollata il 21 dicembre 2018, ma pubblicata dall’Agenzia regionale di protezione ambientale nei giorni scorsi dopo la trasmissione a tutti gli organismi competenti. Ma i risultati dei dati elaborati durante la campagna di monitoraggio inchiodano comunque alla propria responsabilità l’area industriale e l’area portuale proprio perché certifica la provenienza di quei metalli. Si è trattato, infatti, di una campagna di monitoraggio vento-selettiva in aria di microinquinanti provenienti da tre differenti settori di vento nell’area tarantina del quartiere Tamburi presso la Chiesa di Gesù Divin Lavoratore.

Valori, dunque, al di sotto dei limiti previsti, laddove questi ci sono, ma che mostrano una netta direzionalità per ferro e manganese (elementi spiccatamente siderurgici, dice la relazione dell’Arpa a firma tra gli altri del direttore de Centro Regionale Area, Roberto Giua) dalla zona industriale. Per rame, cromo e zinco, invece, la direzionalità è meno evidente pur se presente e apprezzabile, con una provenienza prevalentemente dalla zona industriale e da quella portuale. Per il piombo, inoltre, si riscontra una provenienza prevalente dalla zona industriale per il Pm2.5 e dalla zona portuale per il Pm10. Ed ancora, rame, cromo e zinco mostrano una differente distribuzione con concentrazioni maggiori nella frazione “fine”, mentre il ferro risulta dominante nella frazione grossolana.

La relazione chiarisce: Pur osservando per il ferro e il manganese una maggiore provenienza dall’area industriale, il porto contribuisce in modo apprezzabile mostrando maggiori contributi per gli altri elementi, in particolare per il piombo, rame e zinco». In particolare, poi, per arsenico, cadmio, nichel e vanadio, i risultati sono tutti inferiori ai limiti di quantificazione. Ma in ogni caso, la relazione giunge alla conclusione che sia l’Asl a valutare il possibile impatto sulla salute dei valori misurati.

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