Fare impresa

Bari alla scoperta degli antichi mestieri, la storia Ester la liutaia

Rita Schena

L’orgoglio di una scelta: «Bellissima e insieme frustrante». Il progetto del Comune di Bari nell’ambito del sostegno all'economia di prossimità «D_Bari»

BARI - «Ci vogliono anche tre mesi per realizzare un violino artigianale. Non è sicuramente uno strumento per tutti. Io ai più giovani che iniziano a studiare musica consiglio sempre di comprare uno strumento industriale, mentre per un professionista è indispensabile uno strumento artigianale».

Ester Passiatore parla ad una classe del Liceo artistico «De Nittis» che la ascolta con attenzione e mostra alcuni pezzi dei violini che costruisce. Ester è una giovane liutaia barese e ieri a Porta Futuro esponeva alcune delle sue creazioni nell'ambito dell'avvio del progetto «Bari Artigiana».

«Ho sempre avuto una passione per quanto c'è dietro la grandezza – spiega con semplicità -. Al liceo rimasi folgorata dalla domanda di una professoressa che ci chiedeva se da adulti volevamo essere Cesare o il cuoco di Cesare. Ho interpretato a modo mio quella sollecitazione, dopotutto il cuoco di Cesare era più importante del condottiero per cui cucinava. Volendo lo avrebbe potuto avvelenare, nella migliore delle ipotesi con il suo cibo lo nutriva, permettendogli di essere quello che era. A me è sempre piaciuta l'idea di essere dietro le cose. Un mio strumento nelle mani di un maestro fa la differenza».

Mentre Ester parla muove le sue mani dove non ci sono unghia finte o laccate. Sono mani vere di artigiana. «Ho terminato i miei studi di liutaia nel 2008 a Milano e fino al 2015 sono stata a bottega. Poi sono tornata a casa ed ho avviato una mia attività vicino al Conservatorio».

Che significa essere una artigiana oggi?

«Significa fare un mestiere di cui si è appassionati, ma che comporta anche tante frustrazioni. Non si vive tanto bene, ci sostiene la passione, ma siamo travolti dalle norme e burocrazia, per non parlare delle tasse. Non ci sono molte agevolazioni che ci possano sostenere. Credo che ancora non si sia capito bene la nostra mole di lavoro paragonata al guadagno. Ci definiscono imprenditori, ma noi siamo un'altra cosa. Tecnicamente sono una microimpresa individuale, ma qui l'unica impresa è riuscire ogni giorno ad andare avanti. Non siamo tutelati».

Perché fare la liutaia a Bari?

«Perché è casa mia, perché sapevo che qui non c'è nessuno che fa violini e viole. C'è chi realizza chitarre, che sono strumenti differenti e più basici rispetto ai violini. Non è facile. Quando mi presento dico “Sono Ester Passiatore, liutaia”. E la risposta è sempre: “ma liutaia è il cognome?” Il mio è stato un atto di coraggio, ma sono a casa mia. Quello che manca sul territorio è la formazione. Io sono dovuta andare a Milano, Cremona perché qui non c'è nulla».

Chi sono i clienti di riferimento?

«Nella mia bottega vengono da tutt'Italia, anche dall'estero. Liutai che realizzano violini saremo in tutto una settantina. I musicisti si fanno il passaparola degli artigiani in grado di realizzare opere di un certo livello e l’Italia è riconosciuta in tutto il mondo per la bravura dei suoi artigiani. La caratteristica è che se il cliente è nostrano la prima cosa che fa è puntare al prezzo più basso. Altrove mi stendono i tappeti rossi».

Vicino ai violini un pezzo bellissimo, una viola da gamba intarsiata. «Questo è uno strumento barocco. La musica barocca sta tornando molto in auge. Sono pezzi ancora più unici dei violini». E nella voce c'è tutto l'orgoglio di essere una artigiana.

Bari riscopre la sua anima tra antichi mestieri artigiani

Erano l'ossatura della città. Le botteghe artigiane sono sempre state una economia portante prima che la frenesia urbana le relegasse nei più piccoli centri, dove forse la vita più lenta appare più confacente con i tempi del lavoro artigiano. Oggi si tenta il percorso contrario: riportare le botteghe artigiane in città, a Bari vecchia, lungo i percorsi turistici. Per riuscire a raccontare l'eccellenza di una manualità che solo Bari e la Puglia sanno produrre.

«Serve più attenzione nei confronti dell'artigianato, anche per uscire dal cliché molto più folkloristico che altro, che a Bari l'unico bene artigianale è rappresentato dalle orecchiette», spiega il vicesindaco Eugenio di Sciascio introducendo l'avvio di un percorso che parte dalla coprogettazione tra Comune e giovani artigiani, per capire di cosa abbiano bisogno e come sostenere il loro «rientro» in città.
È stato presentato ieri a Porta Futuro il progetto «Bari Artigiana» che si inserisce programma di sostegno all'economia di prossimità D_Bari.

«Ancora la Misura specifica non c'è – sottolinea l'assessora allo sviluppo economico Carla Palone -. Quello che oggi avviamo è un modello che abbiamo già sperimentato anche con “Un negozio non è solo un negozio”: metterci in ascolto delle necessità dalle voci degli stessi protagonisti, per poi costruire insieme cosa e come fare. Oggi partiamo aggregando energie che poi si svilupperanno attraverso strade che magari al momento neanche possiamo immaginare».
«A Bari ci sono semi che dobbiamo far crescere – dice Di Sciascio – e oggi partiamo da tanti giovani artigiani che lavorano generando qualcosa di nuovo ed innovativo, promuovendo il meglio che c'è sul territorio»...

LEGGI IL RESTO DELL'APPROFONDIMENTO SULLA NOSTRA DIGITAL EDITION E SUL CARTACEO

Privacy Policy Cookie Policy