Ambiente

Bentornata in Puglia foca monaca: il Canale d’Otranto si ripopola grazie al progetto «Sealife»

Tommaso Forte

Dopo decenni di silenzio e leggende questo simbolo del Mediterraneo e tra i mammiferi più minacciati al mondo, torna al centro dell’attenzione lungo le coste del Parco Naturale Regionale «Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase»

Dopo decenni di silenzio e leggende, la foca monaca, simbolo del Mediterraneo e tra i mammiferi più minacciati al mondo, torna al centro dell’attenzione lungo le coste del Parco Naturale Regionale «Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase». Una presenza storica, che un tempo popolava numerosa le acque costiere della Puglia, ma che negli anni Settanta è scomparsa quasi del tutto a causa della pressione antropica e della caccia indiscriminata. La foca monaca è considerata un indicatore biologico della salute degli habitat marini, e la sua presenza testimonia l’efficacia delle politiche di tutela adottate negli ultimi anni. La comunità scientifica e le associazioni ambientaliste accolgono con entusiasmo tale notizia, interpretandola come un segnale positivo per la ripresa della biodiversità in tutta l’area del Mediterraneo.

BIODIVERSITÀ LOCALE Per secoli, infatti, la foca monaca è stata vista come una nemica dai pescatori locali, che la consideravano responsabile dei danni alle reti e delle scarse pescate. Il rancore era tale che la foca divenne un vero e proprio spauracchio, un simbolo avverso legato alla paura e alla superstizione. «Il ritorno della foca monaca lungo le nostre coste è un segnale straordinario per la biodiversità locale e rappresenta il frutto di un impegno costante nella salvaguardia degli habitat naturali», commenta Michele Tenore, presidente del Parco Naturale Regionale. «Vedere di nuovo queste creature popolare le nostre acque è una grande emozione, ma anche una responsabilità collettiva. Dobbiamo agire con rispetto e consapevolezza, garantendo che il mare possa continuare a essere un rifugio sicuro per loro e per tutte le specie che lo abitano».

Oggi, però, la percezione è radicalmente cambiata. La foca monaca non è più vista come una «strega dei mari», ma come una creatura preziosa da tutelare, simbolo di una natura che resiste e lotta contro l’estinzione. La consapevolezza dell’importanza di preservare la biodiversità ha portato a un cambio di paradigma, riconoscendo alla foca monaca il ruolo di ambasciatrice della salvaguardia ambientale nel Mediterraneo.

PROGETTO SEALIFE È in questo contesto che nasce il progetto SEALIFE, finanziato con circa 1,2 milioni di euro nell’ambito del Programma Interreg VI-A Grecia-Italia 2021/2027. Il piano, frutto della cooperazione tra istituzioni italiane e greche, rappresenta uno dei più significativi interventi recenti per la tutela della biodiversità marina. «Il progetto SEALIFE dimostra come la cooperazione territoriale possa concretamente supportare la tutela della natura e al tempo stesso creare opportunità per lo sviluppo economico locale», sottolinea Alessandro Delli Noci, assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia. «La partecipazione attiva delle comunità e il coinvolgimento degli operatori del settore sono fondamentali per garantire il successo dell’iniziativa».

Tra i partner coinvolti, spiccano il Parco Naturale Regionale «Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase» (capofila), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente (ARPA Puglia), l’ONG Archipelagos - Environment and Development e il Centro Ellenico di Ricerca Marina (HCMR). «Il progetto SEALIFE si propone di attuare attività di monitoraggio scientifico e supporto gestionale nelle AMP e nei siti Natura 2000 del Mar Ionio centro-settentrionale, garantendo strumenti per la tutela della foca monaca», spiega Luigi Ricci, direttore del Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la conservazione della biodiversità ISPRA.

DNA AMBIENTALE La tecnica innovativa dell’eDNA (DNA ambientale) sarà fondamentale per identificare la presenza della foca monaca nelle acque pugliesi e greche. Tale metodologia, utilizzata per la prima volta su così larga scala, permetterà di raccogliere tracce biologiche degli animali semplicemente analizzando l’acqua marina, senza disturbare direttamente la fauna selvatica. Un progresso significativo per la ricerca scientifica e una dimostrazione dell’impegno congiunto tra ricerca e tutela ambientale. Tali aree non sono state scelte a caso: secondo la strategia mediterranea per la foca monaca, definita nell’ambito del protocollo per la Protezione della Biodiversità Marina del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), sono proprio queste le zone prioritarie per garantire la conservazione della specie. Il progetto SEALIFE mira, dunque, a proteggere le rotte migratorie e gli habitat cruciali della foca monaca, tenendo conto delle sfide legate all’inquinamento e alla pressione antropica.

«Il monitoraggio ai fini della tutela della foca monaca servirà ad aumentare il valore naturalistico dei mari pugliesi, già attrattori di un turismo ambientalmente colto che negli ultimi anni si è sempre più sviluppato grazie alle bellezze sia sopra che sotto la superficie delle acque», aggiunge Nicola Ungaro, direttore dell’Unità Complessa Ambienti Naturali e del Centro Regionale Mare di ARPA Puglia.

GRECIA-ITALIA Anche Gianfranco Gadaleta, coordinatore del segretariato del programma Grecia-Italia 2021/2027, evidenzia l’importanza della collaborazione tra i due Paesi: «Il progetto è un esempio virtuoso di come il mare possa unire territori e popoli, superando le barriere geografiche grazie alla condivisione di un obiettivo comune: la tutela ambientale e la valorizzazione delle risorse naturali».

OPERATORI TURISTICI Il progetto SEALIFE non è solo una sfida ambientale, ma un’occasione per restituire alla foca monaca un futuro sicuro nelle acque che un tempo le appartenevano. La speranza è che la consapevolezza crescente e l’impegno condiviso portino alla ricolonizzazione delle coste italiane, permettendo alla foca monaca di ritrovare il suo spazio naturale. Nel frattempo, le attività di ricerca e monitoraggio proseguiranno senza sosta, coinvolgendo comunità locali, operatori turistici e cittadini in un percorso di sensibilizzazione e partecipazione attiva. L’obiettivo è fare della foca monaca non solo un simbolo del passato, ma un messaggero di speranza per il futuro del Mediterraneo.

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