L'analisi

Donne & sport: la Puglia è indietro

Gianluigi De Vito

Per firmare un «pari» bisognerà aspettare il 2171. La murgiana Siressi, pallavolista in A1: «Dobbiamo impegnarci di più per ridurre le distanze»

Per firmare un «pari» con allegria bisognerà aspettare il 2171. È questa la data del traguardo indicata da chi si occupa di parità di genere nello sport e nel tempo libero.

La forbice uomini-donne, in termini di opportunità, rimane larga e questo scrive il tema della disparità nell’agenda politica delle istituzioni sportive. Su 44 federazioni italiane solo una, quella dello Squash, è presieduta da una donna, rivela Uninimpresa, in un recente rapporto.

La Puglia non fa eccezione. L’unico vertice rosa era quello del Tennistavolo (Fitet), e a guidarlo era Elvira Gattulli, scomparsa appena qualche mese fa. Perfino la Ginnastica, a forte trazione femminile, è nelle mani di un uomo. C’è una compensazione nella giunta esecutiva del Coni Puglia, e l’ingresso di Serafina Grandolfo, Francesca Rondinone e Marinella Falca è un segno che lascia ben sperare.

Eppure i numeri raccontano di una marea che non può essere ignorata anche se aumenta a due velocità, più al Nord che a Sud. L’ultima rilevazione sul quale poggiano le analisi è quella de 2019: le italiane che praticano sport sono circa 17 milioni 960mila, il 48% del totale degli sportivi nel nostro Paese. Ma non conforta il divario tra i due sessi, che aumenta con il progredire dell’età.

Se tra gli 11 e i 14 anni svolge un’attività sportiva con continuità il 65,9 % dei maschi e il 56,8% delle femminile, tra i 18enni le percentuali risultano rispettivamente del 47,4 % e del 31,9 %. Il quadro pugliese offre qualche motivo d’angoscia in più. Questa volta, la fotografia è dell’Istat ed è del 2020: la quota maggiore degli ultraquindicenni che praticano sport in «modo continuativo» è rappresentata da studenti (49,3%) e dirigenti, imprenditori e profesisonisti (37,7%): due «categorie» all’interno delle quali la rappresentanza femminile non è quantificata ma, da riscontri empirici, non arriva a pareggiare quella maschile. Il dato che fa storcere la bocca è quello delle casalinghe: solo l’8.9% ci da dentro, il 4.4% fa sport in modo saltuario, il 31.1% fa solo qualche attività fisica mentre il 55.5% non si schioda da casa. Se dunque le distanze sono un fatto culturale, beh, allora la Puglia ha una sfilza d’esami di riparazione da affrontare.

Anche la hit parade delle discipline sportive racconta di un’asimettria che indigna.

Sempre stando ai dati 2019, in Italia al primo posto troviamo la pallavolo, praticata da 331.843 atleti dei quali il 77% è donna. Una disciplina che al movimento unisce la collaborazione strategica tipica degli sport di squadra. Segue il tennis, in cui si sono sempre distinte grandi campionesse, tra le quali le nostre Flavia Pennetta e Roberta Vinci: il 33% dei tesseramenti è femminile. La terza posizione sul podio spetta alla ginnastica. Ma il dio pallone, conta solo il due per cento di atlete. Si tratta di percentuali che grosso modo si riproducono anche su scala pugliese.

A tastare il polso alle protagoniste, il divario di genere è una sfida non più rinviabile. Immacolata Siressi, 32 anni a maggio, murgiana di Santeramo, ex azzurra e scudettata, è l’unica pugliese che milita nella massima serie (A1) dello sport più rosa che c’è, la pallavolo, appunto. Sono più di dieci anni che indossa casacche nordiche. Ora però è a Perugia. Gioca nel ruolo di «libero», in pratica in difesa, e questo le consente di essere attiva anche se è avanti con gli anni rispetto all’età media delle giocatrice. Dice: «Mi sono sempre chiesta il motivo di queste differenze tra uomni e donne anche nel volley. Le distanze, soprattutto fisiche, sono molto diminuite e anche nella femminile girano contratti importanti, ma non come quelli dei maschi. Mi chiedo cosa si debba fare e non ho una risposta. Ma è un pensiero costante in questo periodo della mia vita in cui sto dedicendo come mettere a frutto la mia laurea in Scienze motorie, specie dopo che avrò preso anche la magistrale. Rimarrò nello sport, non so ancora in quale veste, ma so che sarà lì che dovrò impegnarmi anche per ridurre queste distanze che oggi davvero non sono comprensibili».

La Puglia che quota poco rosa è retrocessione da cancellare.

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