L'intervista

«Impossibile immaginare la Deejay Ten senza Bari», parola di Linus: «Città accogliente e disponibile»

Bianca Chiriatti

Lo storico speaker e direttore artistico di Radio Deejay si racconta alla «Gazzetta». E ieri sera il trionfo al Teatro Piccinni: «Pensavo fosse presuntuoso raccontare la mia storia, invece il pubblico apprezza, mi sento una sorta di fratello maggiore»

BARI - «Alla fine la gente va dove si sente accolta, e Bari da questo punto di vista è sempre stata più che ospitale». Parola di Linus, direttore artistico ed editoriale di Radio Deejay, che anche quest’anno riporta in città la Deejay Ten, la grande corsa itinerante non agonistica che da oltre vent’anni coinvolge centinaia di migliaia di appassionati.

L’appuntamento è per domani alle 9.30 con la partenza di entrambi i percorsi, 5 e 10 km, da Corso Vittorio Emanuele II, ma già da oggi è aperto il Deejay Village per ritirare maglia e pettorale e partecipare ai riscaldamenti pre-corsa a ritmo di musica. Non solo: oltre a Linus, impegnato anche ieri sera al teatro Piccinni con lo show «Radio Linetti Live in Tour», sono presenti Matteo Curti, Diego Passoni, Furio e Giorgio del Trio Medusa, oltre a Rudy Zerbi e Laura Antonini che conducono il loro programma dallo Spazio Murat.

Linus, un orgoglio che dopo vent’anni Bari sia tappa fissa della corsa.

«Sono talmente tutti così cordiali e disponibili, dalla gente che partecipa agli ascoltatori, alla politica, che ci riesce difficile pensare di non coinvolgere la città. Le cose si possono fare, il difficile è farle durare, siamo in imbarazzo perché abbiamo mille richieste di città che vorrebbero ospitare una tappa, ma il bello è che dopo tanto tempo la Deejay Ten non ha perso di significato, anzi è puntualmente una festa».

C’è una frase che le è rimasta impressa detta da qualcuno pre o post-gara?

«Un tormentone: c’è chi mi punta il dito, con un’aria tra il minaccioso e il sorridente, e mi dice “È colpa tua se sono qui”. Ma è una colpa che mi prendo volentieri, le facce al traguardo sono felici, se riesco a farli stare bene so di aver fatto un buon lavoro».

Bari è stata l’ultima tappa del tour in teatro, che sensazioni si porta dietro?

«È stata una sorpresa, ho molto pudore nel mettermi in prima fila, i miei ascoltatori sono tanti e affettuosi, ma pensavo fosse presuntuoso portare in giro la mia storia. Invece con la stessa ironia e precisione con cui faccio la radio, è venuto fuori qualcosa di molto bello, e lo capisco perché anche se lo spettacolo dura quasi due ore, c’è sempre qualcuno che chiede “Ma è già finito?”, come fosse durato cinque minuti. Eppure parlo ininterrottamente. Poi il 6 giugno sarò nel Castello Sforzesco di Milano per una puntata speciale all’aperto, anteprima di “Party Like a Deejay”. E da ottobre cercheremo di portare Radio Linetti in teatri dove non siamo ancora stati».

È evidente che la gente le vuole bene, poi oltre trent’anni di “Deejay Chiama Italia” non sono una cosa da tutti. Ci pensa mai a quando smetterà?

«Sì, capita di pensarci, anche se nella vita non ho mai fatto programmi a lunga scadenza, perché le cose vengono sempre disattese. Lascio che la vita faccia il suo corso naturale, tutte le volte che ho cambiato qualcosa i tempi erano maturi per farlo. Qualsiasi scelta, la capirò da solo».

Radio, sport, comunicazione, sempre credibile in tutto quello che ha fatto. Qual è il segreto per andare avanti?

«Divertire prima me, e poi fare in modo che quel tipo di divertimento arrivi anche per chi mi ascolta e mi segue. E continuo a metterci tutta la curiosità possibile, a infonderla al pubblico come se fossi un fratello maggiore».

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