Le sale scomparse

Dall’Ambasciatori all’Odeon, ricordi e suggestioni del cinema barese del secolo scorso

Francesco Monteleone

Alcune sale hanno lasciato spazio a un garage, altre a un palazzo o a una sala bingo. Altre ancora hanno le saracinesche mestamente abbassate

La scritta Marilon sulla porta d’ingresso è stata cancellata da non molto e con essa è scomparsa l’ultima traccia segnica di un cinema che nella memoria dei baresi ha ancora un’aneddotica erotica straordinaria.

L’Arena Giardino è un relitto abbandonato nel mercato ortofrutticolo della ex Manifattura Tabacchi.

«Vendesi Luminoso locale commerciale» è ciò che rimane dell’Ambasciatori, chiuso nel 2012; un cartello bisunto che offre al mercato una sala frequentatissima, in seguito colpita da un esodo di massa.

Non c’ è un barese del secolo scorso che passando davanti a certe familiari saracinesche abbattute non faccia l’elenco mentale dei cinema scomparsi, riflettendo sulle travagliate stagioni che hanno causato il disastro. Oggi si va ai multisala che certamente sono meno poetici, pur sapendo che l’offerta di film a Bari non è inferiore a nessuna altra città italiana, escluse Roma e Milano.

Se mettiamo in ordine alfabetico i cinema serrati a Bari negli ultimi anni poche lettere rimarranno scoperte. Proviamoci.

A come Armenise in via Giulio Petroni - Portava fortuna a chi lo utilizzava, data la generosità del suo titolare Pino Armenise. Lì dentro fu decretato il successo pazzesco de «Lacapagira» e di tante rassegne intelligenti, «Balafon» per esempio. In quell’angolo di strada dove il sabato sera, per vedere il film, si creava la ressa sotto i 3 semafori, oggi ci sono appartamenti e una profumeria.

C come Carella - Aperto poco dopo la prima guerra mondiale a Carbonara portava il cognome del suo fondatore. L’ingresso era sulla strada, troppo stretta e senza posteggi, che dalla gigantesca piazza centrale va al Di Venere. Aveva un’aria retrò, ma molto piacevole; è stato chiuso nel 2001. Chi lo ha frequentato e ci passa davanti vorrebbe entrare per rammemorare, ma ormai è meglio che lì dentro ci facciano qualcosa di altrettanto utile per l’umanità.

E come Esedra - La più amata seconda visione di qualità; i pessimisti dicono che è in via di estinzione, ma qualcuno si sta dimostrando capace di superare tutti gli ostacoli.

F come Fantarca - Cinema reso splendido dalla tenacia, dal lavoro, dall’amore di Piero Montefusco per i ragazzi più a rischio o indifesi. La cooperativa omonima che lo gestiva ha svolto al quartiere San Paolo di Bari un’azione culturale straordinaria. Poi il declino e la chiusura nel 2004.

L come Libertà - Il quartiere multietnico ebbe due sale gigantesche, oggi fantasma: il Supercinema, con una capienza di 1.400 persone che vantò il primo tetto apribile. Il Redentore gestito dai Salesiani per educare alla conoscenza della settima arte i ragazzi del quartiere; aveva 1.200 posti, fu chiuso negli anni ‘80.

M come Marilon - Il nome era l’abbreviazione di Maria Lonigro figlia del proprietario della sala in via Ettore Carafa; si specializzò nella proposta di film porno, e come scrisse Alberto Selvaggi sul nostro giornale «presto elargì una sana educazione sentimentale agli 800 onanistici paganti».

N come Nuovo Cinema Palazzo - In corso Sonnino, nel quartiere Madonnella, nacque nel 1952 come «Cinema Palazzo», poi ribattezzato King. Aveva una originale platea a forma di ventaglio. Nemmeno la terza ripartenza gli ha portato una buona sorte.

O come Odeon - Occupava un angolo importante del rione San Pasquale. Era sviluppato in lunghezza e chi stava dietro poteva tranquillamente usare un piccolo binocolo. Perse la salute e gli spettatori nel 2009 per tristi vicende finanziarie. A vederlo da fuori ci sembra uno schermo homeless.

O come Orfeo - In via Lattanzio, lo ricordiamo particolarmente elegante, tenuto molto bene, d’altronde rifletteva i gusti della facoltosa famiglia barese che lo ebbe in proprietà. Il cinema dedicato al figlio di Apollo e Calliope diventò una sala bingo. Oggi non è né l’una cosa, né l’altra.

O come Oriente - Fu aperto poco dopo l’inaugurazione dell’Hotel Oriente, nel 1928. Nel 2002 è diventata la seconda sala Bingo

S come Salottino - La sala appartata in via Stoppelli a fianco del ponte che da via Amendola porta a Japigia è stato l’altro tempio del porno e per molto tempo. Poi ha ricevuto il colpo di spugna dalla rete e il vizioso Salottino ha continuato ad andare avanti come teatro Bravò.

T Teatro Margherita - Nato per fare concorrenza al politeama Petruzzelli, dopo la guerra diventò un cinema che avendo tanti angoli bui favoriva delle pomiciate stratosferiche. Dal 1979 niente più pellicole. Oggi è uno spazio espositivo gestito dal Comune.

T Teatro Petruzzelli - Non era più sala cinematografica da tempo, ma dopo l’incendio e il restauro ha ripristinato il piacere del grande schermo durante il Bifest diretto da Felice Laudadio.

J come Jolly - Un cinemuzzo di proprietà del Dopolavoro Poste e Telegrafi aveva il suo habitat in un cortile di Via Sagarriga Visconti. È stato per molti anni il ricettacolo dei più raffinati cinefili. Indimenticabili le sedie di legno e il caldo irrespirabile d’estate.

K come Kursaal Santalucia - Un teatro di rivista in stile liberty, nato nel 1927 nel quartiere Umbertino, nel 1955 fu trasformato in cinema.

Negli anni ‘90 ha avuto il massimo fulgore con la direzione artistica di Angelo Ceglie. Indimenticabile la rassegna «Filmakers» che ebbe migliaia di aficionados. Nel presente non ci sono più proiezioni, ma esibizioni musicali.

Privacy Policy Cookie Policy