Netflix

L’urgenza migratoria nel nuovo lavoro di Zerocalcare

Marzia Gandolfi

Se il titolo è già un’indicazione al viaggio, Questo mondo non mi renderà cattivo annuncia l’orizzonte d’attesa dello spettatore. Per la sua serie, in onda su Netflix, Zerocalcare ruba il titolo a una canzone di Path, cantautore italiano cresciuto a Anguillara Sabazia, provincia romana e area di insediamento di immigrati, soprattutto romeni e polacchi. E l’urgenza migratoria è il soggetto del suo nuovo lavoro animato, ficcato di nuovo nel suo quartiere dove ha trovato rifugio, non senza polemiche, una comunità di trenta persone fuggite all’orrore dei rispettivi paesi. Intorno al centro che li accoglie si formano due fazioni e due visioni che l’autore articola col linguaggio dell’animazione e con un umorismo acido farcito di cultura pop e classica.

Da una parte i «gentili», Zerocalcare & friends, che tentano di difendere il centro di accoglienza, dall’altra i «nazisti», non fascisti, perché il termine fascismo, secondo lui, non incute più la paura che dovrebbe. Ma in un fronte come nell’altro le cose non sono così semplici. Nelle fila di sinistra qualcuno dubita e si tira indietro, in quelle di destra qualcun altro prova a sentirsi meno solo con «iniezioni» di cameratismo. Come Cesare, un colosso dai piedi d’argilla, in cerca di un posto in cui esistere. In mezzo ci sono naturalmente gli immigrati, che Zerocalcare lascia per ultimi ma non ultimi, perché siano loro a ricordarci che nel clamore delle battaglie ideologiche dimentichiamo sovente le persone per cui lottiamo. Zerocalcare e la sua coscienza animale, l’Armadillo «di Valerio Mastandrea», restano didattici per spiegare in maniera sintetica questioni complesse come l’impulso populista: l’odiosa tendenza dei dannati della terra a divorarsi l’un l’altro, mentre altrove chi li «affonda» banchetta.

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