L'opera

Pesce: «Isabella ha amato Rocco Scotellaro anche da tradita»

Carmela Cosentino

Il regista ad agosto porterà in scena uno spettacolo su Scotellaro e la sua«musa»

«Allora con tutta l’ansia che non ti so dire, potremo insieme vivere e morire». Sono le parole che Rocco Scotellaro scrive nel ‘47 a Isabella Santangelo. L’amore di gioventù, forse di una vita, anche se le loro esistenze a un certo punto hanno preso strade diverse. Scotellaro muore nel ‘53 a soli trent’anni, Isabella, venerdì scorso, il 29 aprile, all’età di 98 anni. Austera, schiva, colta, un’intellettuale come il poeta e il politico di Tricarico. Per lungo tempo hanno condiviso visioni, idee, percorsi e un’intimità cercata in gioventù, sul soppalco di una stalla, tra gli sguardi indiscreti dei muli.

Il loro primo incontro lo racconta l’attore e regista Ulderico Pesce che con Isabella ha sempre avuto un rapporto privilegiato. Svela: «Rocco e Isabella si sono incontrati da piccoli, abitavano vicino. Scotellaro era del ‘23, lei del ‘25, insieme hanno trascorso l’infanzia, l’adolescenza e condiviso l’ebbrezza del primo bacio». A lei «alla figlia del trainante che mi toglie il respiro di bocca» per lungo tempo ha dedicato versi intensi e poetici, e a lei ha confidato le pene di «un cuore malato», e il malessere che lo attanagliava. «Isabella - prosegue Pesce - mi raccontava che Scotellaro era ossessionato dalla morte. Forse la sentiva vicina. Una volta le disse che le avrebbe regalato un orologio per misurare i minuti passati assieme, e un’altra che alla sua morte avrebbe dovuto indossare il vestito nero e aspettarlo. Lei lo ha fatto».

Isabella Santangelo non si è mai sposata. E’ riuscita a mantenere la promessa fatta. « Sì. Ma è una storia di altri tempi, quando gli amori nascevano ed era difficile sradicarli. Di lei lo aveva colpito la sua cultura. Aveva studiato, si era laureata in matematica, condivideva i suoi stessi ideali e gli fu vicina anche quando fu arrestato e portato nel carcere di Matera. Andava sempre a trovarlo. Tra loro ci fu un proficuo scambio epistolare, ma di quelle lettere purtroppo non c’è traccia. Isabella era molto riservata e credo che abbia affidato quelle lettere a una persona di fiducia».

Pesce ripercorre la storia di Isabella e nel narrarla ricorda il giorno del funerale di Scotellaro. «Era una fredda giornata di dicembre, e quel giorno lei capì ciò che forse aveva solo sospettato. Vide tra la gente una ragazza. Era Amelia Rosselli e capì che tra loro due a Roma c’era stato qualcosa di importante. La conferma la ebbe quando Amelia fu ospitata dalla madre di Rocco, Francesca Armento, che le preparò un brodo caldo. Quando mi raccontava questa storia, la sua voce tremava. Quel 15 dicembre, in quella casa si riunirono tre disperazioni, quella di una madre, quella di Amelia che aveva già perso il padre ucciso nel ’37 e quella di Isabella che confidava in una promessa che ha mantenuto per tutta la vita. Nella sua bara, il disegno di Carlo Levi che Scotellaro aveva disegnato per una rivista e che Isabella aveva conservato in suo ricordo, ridotto in cenere con il suo corpo, come da lei richiesto». La sua storia sarà raccontata in uno spettacolo teatrale che sarà portato in scena a Matera ad agosto.

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