La gazzetta delle donne

La maternità: una scelta delle donne

maristella massari

Dedichiamo il terzo numero della Gazzetta delle Donne a questo tema perché maggio è il mese della mamma. Abbiamo però scelto di spogliare la parola dal senso edulcorato dell’immaginario collettivo

L a maternità è una galassia complessa intorno alla quale orbitano decine di pianeti molto diversi tra loro. Il concetto stesso di maternità si lega ad aggettivi tutti egualmente pregni di significato e senso. Può essere desiderata, negata, rifiutata, perseguita, ricercata ad ogni costo, interrotta più o meno dolorosamente. La scelta è bifronte, come Giano il dio raffigurato con due volti: uno che guarda al passato e uno al futuro. In ogni caso, se non proprio la scelta in sé, le conseguenze dell’essere o meno madri ricadono sempre e solo sulle donne. Dedichiamo il terzo numero della Gazzetta delle Donne a questo tema perché maggio è il mese della mamma. Abbiamo però scelto di spogliare la parola dal senso edulcorato dell’immaginario collettivo. E non già per puntare l’indice contro una festa commerciale buona per vendere fiori e cioccolatini. Ma per riempire il sostantivo, che è tra le prime parole che impariamo a pronunciare ancora in fasce, di nuovi e più contemporanei significati.

Raccontiamo le storie di chi si prende cura dei figli, ma non è madre. Chi ha scelto di sostenere la carriera professionale della sua compagna di vita occupandosi dei figli, ma guai a chiamarlo “mammo”; quella di chi è diventato genitore grazie all’aiuto di una madre surrogata. Narriamo storie di maternità negata dallo Stato, per legge, alle donne single, o della difficoltà delle donne di intraprendere la via irta di un aborto, terapeutico o volontario che sia. Indaghiamo sulla fallibilità delle madri, sull’onere di crescere i figli maschi in un tempo di grandi cambiamenti come questo attuale, educandoli al rispetto per il genere femminile. E per fare questo abbiamo provato a vestire i panni della madre di un femminicida, chiedendoci dove sia scattato il corto circuito della ragione. Abbiamo raccolto storie di donne che hanno deciso per amore di non partorire perché consapevoli di non possedere la scintilla necessaria ad allevare i figli, la pazienza di seguirli nell’e- ducazione, o il coraggio di lasciarli andare prima o poi. Perché essere madri non è un esercizio di possesso, ma è una gran- de prova di libertà. La madre è tale solo quando regala i figli al mondo, dopo averli muniti di ali e radici.

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