A Rimini

Ecomondo, lotta alla crisi idrica: le strategie del Sud per l’acqua

Maristella Massari

Al forum organizzato da Cisa Spa anche il presidente di Aqp Laforgia

RIMINI - Oggi una persona su 4, ovvero 2 miliardi di individui in tutto il mondo, non dispone di acqua potabile sicura. E si prevede che la domanda globale di acqua (in prelievi idrici) aumenterà del 55% entro il 2050. Sono i dati contenuti nell’ultimo Rapporto sullo sviluppo idrico mondiale curato dall’Onu. Anche in Italia la situazione è allarmante. Uno dei punti cardine della questione resta quello della gestione critica degli invasi e delle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico primario. Le carenze in questo ambito rendono la nostra nazione particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, aggravando una situazione già precaria.

Di acqua nel Mezzogiorno e delle azioni per la sostenibilità in ambito idrico si è parlato ieri nel focus organizzato da Cisa Spa nel suo stand a Ecomondo-Rimini Sul tema “Scarsità e sistemi innovativi di recupero e ottimizzazione della risorsa idrica”, si sono confrontati Luigi Decollanz, Presidente Acque del Sud; Domenico Laforgia Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acquedotto Pugliese e Antonio Albanese, Presidente del Cda di Cisa Spa. I lavori sono stati moderati dal direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Mimmo Mazza e dalla giornalista Barbara Politi.

«Ogni misura che attuiamo, ogni risorsa che investiamo si muove in un’unica direzione: una realtà sostenibile, in cui acqua e innovazione sono parte integrante di un sistema resiliente, adattabile e responsabile - ha spiegato il presidente di Aqp Laforgia -. Da anni Acquedotto Pugliese sta intervenendo su tutti i fronti: ricucendo il prelievo, ampliando il riuso in agricoltura, migliorando il servizio (riduzione perdite, distrettualizzazione e gestione pressione reti), rendendo più interconnessi gli schemi idrici e diversificando le fonti. Nel 2023 - ha aggiunto il presidente di Aqp -, abbiamo investito 127 euro per abitante, molto oltre la media italiana di 70 e quella europea di 82, un dato che proietta Acquedotto Pugliese tra le migliori realtà europee, con ricadute positive sull’economia. Inoltre, dal 2009 ad oggi Aqp ha risparmiato un volume di 80 milioni di metri cubi di acqua, pari a due volte circa quello contenuto nell'invaso di Conza».

Altro fronte è quello del riuso. «Già oggi da 6 impianti Aqp mette a disposizione circa 10 milioni di metri cubi di acqua affinata all’anno, riutilizzabile in agricoltura e non solo. Nel 2023, sulla base della domanda pervenuta, ne ha distribuita 1,3 milioni di metri cubi e, in attesa della realizzazione delle reti irrigue, altri 24 impianti depurativi sono pronti a fornire 35 milioni di metri cubi l’anno. Entro il 2027 gli impianti depurativi adeguati al riuso saranno 74 sui 185 totali, per un volume d’acqua affinata di 160 milioni di m3/anno sui 250 mln complessivamente trattati».

Infine, la riduzione delle perdite idriche, tra i principali obiettivi di investimento delle aziende idriche, oltre che di miglioramento dell’efficienza gestionale. «Aqp - ha concluso Laforgia -, negli anni ha stanziato investimenti significativi per ridurre le perdite idriche con chiari piani di intervento. Per l’attuazione sono previsti investimenti per 2 miliardi di euro di cui l’85% dedicato a migliorare la qualità del servizio ai clienti e alla mitigazione dell’impatto ambientale tramite la riduzione delle perdite e il raggiungimento di nuove frontiere tecnologiche, con un risparmio di risorsa idrica stimato in ulteriori 44 milioni di metri cubi.

Per Luigi Decollanz di Acque del Sud, è necessario «affrontare il cambiamento climatico. L’acqua - spiega -, va conservata e gestita e messa poi a disposizione dei territori con costi adeguati. Per fare questo bisogna lavorare alle infrastrutture e alla programmazione degli interventi». Decollanz ha spiegato che «oggi in Italia raccogliamo l’11% di acqua piovana. La Spagna è al 36, la Francia al 33 e Israele al 90. Noi perdiamo il 90 per cento. Quest’anno ne sono andati perduti 200 milioni di litri. Per questo il primo obiettivo deve essere la manutenzione delle infrastrutture».

Sul tema della siccità e della desertificazione, è invece intervenuto il presidente del Cda di Cisa Antonio Albanese. «Cisa ha avviato progetti per realizzare un dissalatore a Taranto, i cui lavori sono prossimi. All’avvio dell’opera, saranno prelevati 60 mila metri cubi al giorno, dissalati e immessi in rete per il consumo umano». Albanese ha parlato di «modello Taranto» da replicare con un project financing nel Salento per implementare la capacità delle reti». Inoltre Cisa sta lavorando a progetti di ricerca per sviluppare e implementare il sistema di recupero delle acque».

Intanto, sempre ieri, Acquedotto Pugliese ha presentato a Ecomondo il suo «Water Safety Plan». Si tratta di un Piano sulla sicurezza delle acque (Psa) basato sul calcolo preventivo dei potenziali rischi in tutta la filiera idro-potabile. Il Piano, che ha un orizzonte a gennaio 2029 per l’applicazione su tutta la rete, si basa su un sistema tecnologico di mappatura e analisi del flusso delle acque che permette anche di garantire un’elevata qualità: la Puglia, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, presenta un tasso di conformità dell'acqua potabile del 99,1%, superiore alla media italiana (98,9%). Un dato frutto di investimenti e monitoraggi costanti. Nel solo 2023 i parametri chimici e microbiologici monitorati sono stati 1,4 milioni su circa 48mila campioni prelevati. Il Piano prevede la descrizione dell'intera filiera idropotabile e permetterà di raggiungere diversi obiettivi che vanno dall’ottimizzare i processi e gli investimenti sino ad anticipare potenziali rischi sul sistema di distribuzione delle acque.

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