DA VERONA
In centomila al Vinitaly: la carica degli stranieri
Il ritorno dell’antica suggestione: perché non organizzarlo in Puglia?
VERONA - Con 97mila presenze e l’incremento degli operatori esteri, attestati a quota 30mila da 140 paesi, l’edizione numero 56 del Vinitaly si chiude con un bilancio positivo, centrando, peraltro, l’obiettivo “internazionalizzazione”. «Vinitaly consolida il proprio posizionamento business e un ruolo sempre più centrale nella promozione internazionale del vino italiano. I dati della manifestazione, unitamente al riscontro positivo delle aziende, confermano gli obiettivi industriali dell’attuale governance di Veronafiere, fortemente impegnata a potenziare il brand fieristico del Made in Italy enologico nel mondo», ha detto il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo. E mentre sono state già state ufficializzate le date dell’edizione 2025 del Vinitaly, che si terrà a Veronafiere dal 6 al 9 aprile, numeri interessanti arrivano anche dal Vinitaly Plus, la piattaforma di matching tra domanda e offerta con ben 20mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione. Sul fronte delle presenze estere, gli Stati Uniti si sono confermati in pole position, con un contingente di 3.700 operatori presenti in fiera (+8% sul 2023). A seguire, Germania, UK, Cina e Canada. In aumento anche i buyers giapponesi con un +15%.
Il movimento è stato generale, fra wine lovers e addetti al settore, e si è registrato in tutti i padiglioni, dalla Sicilia al Trentino-Alto Adige, così come in Puglia dove, in attesa dei numeri ufficiali, la percezione raccolta a caldo dai piccoli e grandi produttori pare positiva. «Abbiamo lavorato sugli appuntamenti già fissati della nostra agenda –, hanno commentato a più voci – senza dimenticare di avvicinare i nuovi visitatori italiani e stranieri al vino pugliese». E se fra gli standisti del padiglione numero 11 c’è anche chi (con un po’ di stanchezza da fine evento) ha proposto di ridurre il Salone internazionale a tre giorni, «perché l’ultima giornata è sempre più scarica», l’area pugliese ha chiuso il Vinitaly 2024 con quindici buyers presenti negli incontri B2B - provenienti da Europa, Brasile, Filippine, Lettonia e Stati Uniti – impegnati in 180 appuntamenti con 62 aziende selezionate. Riscontro positivo anche per l’Enoteca Regionale, gestita dai sommelier di AIS Puglia (fra loro anche i sommelier astemi), che hanno servito oltre 11mila calici e stappato 1.500 bottiglie. Gremiti i cooking show “Puglia Bite”, promossi dalle associazioni “Puglia in rosé” e “Cultura a Tavola”, con il supporto dei sommelier FIS Puglia addetti agli abbinamenti cibo-vino, che hanno proposto quattro sessioni al giorno per promuovere i prodotti dell’enogastronomia pugliese, puntando sulla scommessa della cucina italiana candidata Patrimonio Immateriale Unesco. Un centinaio di commensali al giorno, la media stimata dagli organizzatori.
E poi è tornata puntuale, come negli ultimi anni, la questione incoming. «Invece che impegnare risorse più o meno ingenti negli stand di Vinitaly e ProWein, non sarà (per caso) più utile investire nel proprio territorio, portando buyers e operatori del settore direttamente nelle cantine pugliesi?» L’idea era stata lanciata lo scorso anno dall’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, il quale ha più volte ribadito la necessità sì di essere presenti nelle più importanti vetrine internazionali dell’agroalimentare ma, nello stesso tempo, di aprire un flusso “al contrario” che facesse toccare con mano, direttamente sul posto, il prodotto Puglia agli interessati. Ed è quanto già sperimentato dalla Regione con il progetto, “EnoEvoPuglia”, che ha offerto nei mesi passati la possibilità ad una ventina, tra giornalisti enogastronomici e influencer top, di vivere l’esperienza pugliese, alla scoperta di frantoi e cantine del territorio, ascoltando dalla viva voce dei produttori storie e aneddoti sulle radici profonde del Tacco d’Italia.