Il pocket
La Settimana Santa «segreta» di Taranto nel nuovo speciale Gazzetta
Questa mattina, in piazza Carmine a Taranto, nello stand della Gazzetta sarà distribuito gratuitamente l’inserto che svela alcuni momenti e luoghi in cui mai prima d’ora erano entrati i cronisti.
TARANTO - La Settimana Santa “segreta” con i suoi luoghi ancora sconosciuti e i volti di chi nel silenzio lavora per donare a Taranto i suoi Riti. Sono ormai prossimi i giorni in cui Taranto diventa comunità di intenti e di tradizione. Una città che si ritrova attorno ad un denominatore comune: la Settimana Santa, anima profonda di Taranto che rende la trasformazione possibile.
Saranno proprio i segreti del rito, il focus della 12esima edizione dello speciale che la Gazzetta dedica ai giorni del perdono: un’iniziativa nata nel lontano 2011 e che, a eccezione dello stop dovuto alla pandemia da Covid, è ormai uno degli appuntamenti fissi per gli amanti della tradizione della religiosità popolare.
Questa mattina, in piazza Carmine, nello stand della Gazzetta sarà distribuito gratuitamente l’inserto che svela alcuni momenti e luoghi in cui mai prima d’ora erano entrati i cronisti. Dalle nicchie delle statue nella chiesa del Carmine all’oratorio di San Domenico dove vengono conservate le «robbe» della congrega. Nei racconti di chi vive quei luoghi e li custodisce si riannoda il legame con il passato, con quella storia ormai secolare che mostra nel triduo pasquale la sua forma più lucente, ma che si muove durante un anno interro rifuggendo sguardi estranei.
Ma la religiosità popolare non è un patrimonio esclusivo del capoluogo: ampio spazio in questa edizione ai tesori che arrivano dalla provincia: da Martina Franca a Pulsano, da Mottola a Castellaneta. Un viaggio nella storia e nell’identità di un territorio che nella fede ritrova le sue radici.
Spalla a spalla si rinnova la tradizione di amore con la città (di Maristella Massari)
Arrivano i giorni che ci piacerebbe vedere sempre. E non solo per i Riti e per la straordinaria carica di suggestione che questi esprimono. Sono questi i giorni in cui Taranto si trasforma. Diventa più accogliente, partecipe, vitale. Esprime un’identità, un’appartenenza diversamente percepibili in altri momenti dell'anno. Sono questi i giorni in cui Taranto diventa comunità di intenti e di tradizione. Una città che si ritrova attorno ad un denominatore comune. È la città bella. O, se volete, meno sfilacciata, conflittuale e inconcludente rispetto a come si mostra in altri momenti. Purtroppo. Sarà perché i Riti della Settimana Santa sono l’anima profonda di Taranto e rendono la trasformazione possibile. C’è qualcosa di speciale nei Riti della Passione tarantina. Il pathos, l’emozione, la fatica, la solennità dolce e austera delle marce funebri che accompagnano pellegrinaggio e processione, l’atmosfera di sacralità, l’espressione autentica di un popolo che si riconosce nelle proprie tradizioni secolari. La città si avvicina alla Pasqua con discrezione, e quella magia si ripete anno dopo anno, come se fosse sempre la prima volta. La domenica delle Palme è attesa per lo scambio di ramoscelli d’ulivo, per le “gare”, le assemblee straordinarie delle Confraternite dell’Addolorata e del Carmine per l’aggiudicazione dei simboli e – sono certa che ce lo consentirete – da 12 anni a questa parte anche un pizzico per l'iniziativa editoriale della Gazzetta del Mezzogiorno. Il giornale più antico di Puglia anche quest'anno ha voluto dedicare alla vigilia della settimana più importante per i tarantini, una pubblicazione speciale dedicata ai nostri Riti. Davanti a quei cappucci bianchi ci si ritrova fratelli, chi per fede, chi per tradizione. Ma ognuno con la sua voglia di esserci. Le processioni, protagoniste della Settimana Santa, diventano il pretesto per rinnovare una specie di patto e di pace sociale. L’immagine che ci lasciano i Riti, anno dopo anno, è quella di un grande, immenso, fraterno abbraccio. Taranto in due notti ritrova all’improvviso l’ordine delle cose. La folla domina la scena, un corpo unico che si muove all’unisono. Chi è rimasto sta accanto a chi è partito ed è tornato solo per le feste. Ci si incrocia lungo il pendio, sull’asse delle due strade maggiori che uniscono un mare all’altro. Spalla a spalla, i tarantini pregano, si incontrano, si stringono le mani, abbracciano con amore, devozione, amicizia la città. In molti restano affascinati alla loro prima Settimana Santa. Rapiti dai passi lenti dei «perdoni», dal tintinnio dei medaglieri, dalla luce dei lumi che rischiara il volto delle statue. Ne parlavano, nei loro racconti su Taranto ai primi del già Janet Ross, viaggiatrice inglese, e Carlo Belli, scrittore. Per non dimenticare alcune pagine di «Pater» di Cesare Giulio Viola. Quel fascino, quella particolarissima atmosfera che vive Taranto il Giovedì e Venerdì Santo, non sono andati dispersi. Anzi, continuano a conquistare ogni anno migliaia e migliaia di persone. Perché i Riti sono Taranto, l’identità della città. Noi quest’anno vogliamo dedicare la pubblicazione della «Gazzetta» alla Settimana Santa “segreta”, indagando su luoghi e volti, su gesti e movenze che restano ai più sconosciuti. Speriamo di aver reso un bel servigio agli appassionati di tradizioni tarantine e ai confratelli che sempre con grande e immutato slancio riservano affetto e vicinanza al nostro giornale. E per questo gli siamo grati. Perché la Settimana Santa diventa l’identità di Taranto anche con le piccole tradizioni che da un anno all'altro la raccontano. Ed è con questo spirito che anche per questa Pasqua la «Gazzetta» ha voluto ripetere con spirito di servizio e amore nei confronti della città l’iniziativa editoriale dedicata ai perdoni e alle processioni.