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Addio al prof. Luigi Paglia, voce «attiva» di Foggia

rossella palmieri

Ha sempre creduto nella forza della cultura

Se ne va un Professore di lungo corso, che ha formato studenti di scuole superiori e dell’Università, e che ha saputo come pochi leggere il proteiforme volto di Foggia, dai suoi albori e candori alle sue crisi senza fine, non perdendo mai ottimismo e speranza, come si conviene a chi crede davvero nella forza della cultura. Lui, Luigi Paglia, lo abbiamo sempre immaginato come il fine ricercatore, il conferenziere profondo, l’uomo delle biblioteche e degli archivi; ma era anche calato nell’attualità e nella tecnologia e sapeva correrle incontro senza rincorrerle ed esserne schiavo.

Fu uno dei primi a usare il computer a scuola e aveva studiato, sino a insegnarla, l’informatica applicata alla letteratura. Voce attiva di una Foggia raccolta intorno al cenacolo della “Dante Alighieri” – a cui la città più di un tributo dovrebbe per lo zelo nel portare avanti temi di vasta portata scandagliati da grandi autori del Novecento letterario – Luigi Paglia ha sempre coniugato il rigore a quel tratto dell’umiltà tipico dei grandi, senza mai perdere in bonomia e senza mai cedere alla sterile erudizione. Per i grandi editori italiani, da Le Monnier a Mondadori, aveva pubblicato densi lavori su Ungaretti, ripercorrendo le tappe dello scrittore nella terra assolata e aprica.

Nel “Il grido e l’ultragrido” ci ha dato una intelligente lettura di Ungaretti evidenziando sia le modalità stilistiche, sia i meccanismi dello spazio e del tempo; e di queste poesie lo stesso Paglia, che è stato anche un raffinato poeta, ne ha tracciato per la prima volta un’analisi organica. Si laureò con Mario Luzi e di lui divenne amico al punto da invitarlo a Foggia per mostrargli le bellezze di una terra selvaggia e contraddittoria, la stessa che piacque ancora Ungaretti che tanto si innamorò dei nostri simboli, dalla Fontana del Sele – “Foggia e le sue fontane! Non è quasi come dire un Sahara diventato Tivoli?” – al Piano delle Fosse – “piazza ovale che non finisce più, d’una strana potenza. È tutta sparsa di gobbe, accecante di polvere” – con i suoi ‘pozzi’ che a dire del poeta dovrebbero diventare monumento nazionale.

Di queste voci maestose e autorevoli è stato testimone Luigi Paglia. Poeta, scrittore, critico letterario, Professore e molto altro. Che di lui non ci si dimentichi all’indomani del suo congedo dalla vita. Generazioni di studenti possono senz’altro formarsi sulle sue ricerche e sul suo pensiero, senza mai dimenticare che non esiste cultura senza ricaduta pratica nella vita.

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