punti di vista

Le storie estive di Siponto tra psicosi e zanzariere

rossella palmieri

Dopo gli incendi alle oasi e alle paludi

Possiamo essere giovani o anziani, leggeri o profondi, ottimisti o pessimisti; ma c’è un sentimento di fronte al quale vacilliamo, la Paura. Non quella fisiologica che attiva le difese, ma quella sottile, inquieta, vaga, indefinita e persino improbabile, ma che ha il potere di turbare il sonno già scosso di questa estate che stenta a decollare. Teatro di questa Paura è ancora una volta Siponto, cui sembra che non ne vada bene una dall’inizio della stagione. Il cavallo di un maneggio è stato abbattuto dopo essere stata accertata la presenza del virus legato alla zanzara del Nilo. Se non è stata immediata psicosi, poco ci è mancato: lì sono tutti abituati alla presenza dei fastidiosi insetti, dalla notte dei tempi. Quasi non ci si bada più; fa parte del tutto.

Ma questa volta è diverso. I casi saranno pure circoscritti, ma dall’esito a volte fatale; e la Paura, si sa, attiva proprio questo. Potrebbe essere chiunque ad avere la peggio. Qualcuno la mette sul ridere: a ognuno le proprie zanzare, e ci bastano quelle autoctone, non le andiamo certo a prendere così lontane. Ma per molti altri è scattata la difesa, e non è una boutade, ai limiti del parossismo: il più fobico camminerebbe con una zanzariera per vestito. Storie estive, si potrebbe dire, che lasciano il tempo che trovano. Eppure si è smosso qualcosa, oltre alla Paura. Saremo pure nel secolo dell’intelligenza artificiale e della robotica, ma abbiamo la riprova che possiamo essere catapultati da un momento all’altro nel secolo scorso, ai tempi di Verga e Pirandello, che ci raccontavano di una Sicilia, non così diversa dalla Puglia, dove i contagi nelle campagne erano all’ordine del giorno e avevano il potere di smuovere appunto quelle paure ancestrali, quell’improbabile che accade e lascia sgomenti. Così accade in una novella pirandelliana, “La mosca”. L’insetto si poggia su un cavallo infetto; poi vola e si posa sul volto di un giovane che si è appena procurato un taglietto dal barbiere. Possiamo immaginare l’esito di tale fatalità: una morte per contagio, da animale a uomo, tra i più atroci tormenti con febbre alta e tremori: gli stessi sintomi della zanzara killer. Colpiscono le analogie, a sostegno del fatto che nulla ci mette al riparo dall’improbabile che accade e da quelle paure totalizzanti, come dice Baudelaire nell’”Abisso”. Tutto è abisso! Azioni, desideri, sogni, parole! E sui miei peli tutti ritti sento spesso passare il vento della Paura”. Naturalmente confidiamo in uno scampato pericolo.

Privacy Policy Cookie Policy