Punti di vista

Davanti al crimine organizzato non si può tacere

Giuse Alemanno

Una grande svolta sociale con le nuove generazioni in marcia per la lotta contro questo male

La nostra terra è contaminata dalla criminalità organizzata. Guarire da tale male è difficile. Non basta l’azione della giustizia. Fosse sufficiente la repressione, la lotta contro qualsiasi tipo di mafia sarebbe già vinta. L’associazione di criminali prospera e resiste, invece, perché si muove e corrompe dentro la società. Al punto che tale manipolo di furfanti ne è considerato «parte» , un male di cui non si riesce (o non si vuole) fare a meno. Ciò si evidenzia con la diffusione e l’apprezzamento dell’omertà. Solo che restare in silenzio di fronte ai fenomeni malavitosi equivale a favorirli, ad accettarli. Essere solidale - attraverso l’indifferenza o l’ignavia - alle azioni di un malvivente, trasforma chiunque in un suo complice. Tacere o mascherare indizi utili all’individuazione di un colpevole è una azione vile, disonesta. A tale serie di vigliaccherie, però, si è dato un vestito «d’onore», chiamato omertà. Parola di dubbia origine, probabile storpiatura di «umiltà» : non più virtù cristiana ma simbolo di estrema deferenza, sottomissione.

«Umiltà» , termine presente nei giuramenti dei meridionali scellerati da moltissimo tempo, come evidenzia questo frammento della seconda metà del 1800: «Con un piede nella fossa e l’altro alla catena giuro di abbandonare madre e padre per far fiorire il ramo di umiltà e distruggere la setta degli infami». Solo che gli «infami» che subiscono danno siamo noi, il nostro mondo, le nostre attività, la nostra economia, la nostra sicurezza, la nostra serenità. Perché nulla può migliorare se zavorrato dalla persistenza di azioni mafiose. Anche il mondo politico più spregiudicato, capace e abituato ad ogni compromesso, ha capito che la captazione dei voti tossici provenienti da elettori mafiosi porta a conseguenze imprevedibili e nefaste. Ho troppa stima dei miei lettori per proporre fatti noti e elenchi di nomi risaputi.

Ma qualcosa sta cambiando, per fortuna. Le nuove generazioni, quelle che sono rimaste nei nostri paesi impoveriti dalla progressiva desertificazione demografica, sono meno permeabili all’invasività mafiosa. Quel residuo di civismo che offre la scuola italiana ha attecchito. Gli studenti non sono solo quelli che sparano con una pistola ad aria compressa ad un professore. Sono tanto altro, sono tanti altri. Con idee più chiare rispetto a quelle di chi li ha preceduti. Sanno che la mafia è il male e hanno capito che la mafia è anche il loro male. Nella cultura di quei ragazzi chiassosi e scapocchioni c’è la vera cura per far guarire la nostra terra. Solo che devono rimanere qua, quindi è indispensabile creare le condizioni che gli permettano vivere dove sono nati. Un dono interessato: il Sud non si può fare a meno di loro.

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