punti di vista

Nello studio dove il pittore Fiorillo dipinge il «suo» Salento

Luisa Ruggio

Nei suoi quadri cieli alti e spazi vasti. Vi parlerà degli azzurri, di un certo tipo di blu che ha cercato e trovato

C’è un varco che si apre su una sinfonia di paesaggi, proprio in uno dei vicoli animati dai locali del centro storico di Lecce, dietro il Duomo, dove è possibile contemplare quel Salento di cieli alti e spazi vasti, quelle controre e quelle ore blu che lasciano le facciate delle antiche case di campagna a stagliarsi su un certo tipo di luce e di ombra.

Il varco è in Via del Palazzo dei Conti di Lecce, dove una porta - circondata da finestre sempre aperte a emanare un bel chiarore miele dopo i tramonti, quando si accendono i lampioni e le insegne dei locali sparsi un po’ ovunque – introduce allo studio di un giovane pittore e restauratore salentino, Marco Fiorillo.

Varcando la soglia di questo atelier, si sconfina felicemente dentro una carrellata di grandangoli dipinti con un sentimento preciso che è una voce ed una firma. Ogni volta mi sorprendo, giungendo a questo incrocio da uno o l’altro svincolo, nel percepire la presenza di un artista silenzioso, mite e paziente, la sua tavolozza di colori, i barattoli con i pennelli, l’atmosfera tutta intera che dalle grandi tele si riversa negli occhi di chi passa e non può fare a meno di fermarsi a guardare tutto quello che attende di essere visto.

Tutto quello che si impone sul chiasso allegro del viavai, tutta l’armonia che regna placida come una marea che dilaga, a un tratto, sul disordine del mondo esterno. Se vi fermate a parlare con il paesaggista Marco Fiorillo, classe ‘74, non vi racconterà di quella volta che le sue opere furono notate e scelte da Paola Comencini, sorella di Cristina, per il film “Latin Lover”, così come da Ferzan Ozpetek che ne scelse diverse per “Mine Vaganti”, non farà nemmeno riferimento ai cinque dipinti finiti dentro la pellicola “Non ti voltare” con Sophie Marceau e Monica Bellucci.

Fiorillo vi parlerà degli azzurri, di un certo tipo di blu che dice un certo tipo di cielo che dalle nostre parti sembra sorgere dalle pozzanghere di un acquazzone estivo come dal mare di inizio autunno. Vi parlerà di come lo ha cercato e trovato quel blu, lo farà senza enfasi, senza mai alzare troppo il tono, quasi sottovoce, con una calma che viene dall’aver a lungo osservato e ascoltato la policromia della contrarietà.

Quella spremuta non dai tubetti, bensì da un certo sguardo su questo frammento di mondo. Esiste un’insospettabile affidabilità nello studio di questo pittore e nel candore del suo modo di condividere momenti di reale trasparenza della bellezza che regna nell’ignoto paesaggio visibile soltanto dal cuore umano.

Privacy Policy Cookie Policy