Punti di vista

Una corona e un inchino a Ugo Stame, il bel canto di un sogno realizzato

Rossella Palmieri

La città di Foggia ricorda il tenore e partigiano trucidato alle Fosse Ardeatine dalla ferocia nazista

Nel Trovatore di Verdi, Manrico, sul punto di sposare Leonora, intona un’aria struggente: Ah sì, ben mio, coll’essere. C’è felicità per il gran giorno, ma l’aria è pervasa dalla tristezza del conflitto tra il giovane e il Conte di Luna. Si avverte dolore nella partitura, ma con il sapore di una presa di coscienza amara piuttosto che di rassegnazione a un destino crudele. Suggestivo è tale contesto verdiano per un partigiano di casa nostra; quest’aria di amore e morte, infatti, è l’unica registrazione che testimonia il talento di Ugo Nicola Stame, foggiano dalla vita avventurosa. Primi studi all’istituto industriale, poi una vita itinerante; viaggiatore senza bagagli sì, ma con in tasca senz’altro la passione per il canto unita a quella civile. I due aspetti sono così fusi nella vita di Ugo Stame che è impossibile scinderli; si trova al teatro dell’Opera a provare Turandot quando viene arrestato.

Gli somiglia tanto, anche per questa circostanza, un patriota pucciniano, quel Cavaradossi protagonista di Tosca, talentuoso artista – celebre il suo ritratto della Marchesa Attavanti in Sant’Andrea della Valle – condannato a morte per la sua fede politica. Ma per quanto romanzesca, la vita di Ugo Stame ha il sapore della realtà e del coraggio anche nelle circostanze più avverse: si racconta che per addolcire le pene dei suoi amici di prigionia cantasse le arie più famose dei grandi musicisti italiani, Verdi in testa. La morte giovane, a soli 36 anni, lo colpì nel modo più crudele: era il 24 gennaio del 1944 quando alle Fosse Ardeatine venne orrendamente sfigurato in volto per un colpo d’arma da fuoco. Eppure il «bel canto» poteva fare di lui un tenore famoso e di livello: rifiutò persino una tournée già prevista in America per restare a Roma a militare nel gruppo della Resistenza.

La musica e l’arte, tuttavia, non gli furono matrigne: presso il teatro dell’Opera di Roma ancora oggi una targa compendia il duplice talento: «nel 1939 mentre provava Turandot di Puccini nel ruolo di Calaf venne arrestato per antifascismo il tenore Ugo Nicola Stame per la coerenza delle sue idee. Dopo essere stato torturato in via Tasso fu trucidato alle Fosse Ardeatine dalla ferocia nazista». Una via foggiana, presso il rione Martucci, ricorda questo nostro giovane figlio a cui idealmente dedichiamo la corona foggiana deposta in Piazzale Italia alla presenza del Prefetto, delle Forze Armate, della Polizia e delle autorità locali: nella sua Foggia, i nostri fiori.

Privacy Policy Cookie Policy