Punti di vista
Tutti insieme col «Sacro Cuore» a Borgo Candelaro contro le devianze
Si è svolto nel quartiere di Foggia l'evento per commemorare Francesco Marcone, ucciso dalla mafia 28 anni fa
Nei giorni che immediatamente precedono la Pasqua, il dio dell’odio sostituì il Dio della resurrezione, seminando sgomento nel luogo-simbolo dell’accoglienza dei minori e della relativa ri-educazione. Sacro Cuore, Borgo Candelaro; in poche ore rubate e incendiate macchine di operatori e volontari che insieme a don Antonio Carbone sono impegnati ora dopo ora a fare della palude criminale un giardino, togliendo i ragazzi di strada da quella stagnazione. Certo, non consola sapere che i furti d’auto sono all’ordine del giorno in una città sempre più agonizzante, pur se capace di mettere immediatamente gli anticorpi sugli eventi criminosi.
Proprio don Antonio ha ospitato in parrocchia – alla presenza del Procuratore, del Questore, delle forze dell’ordine, di esponenti politici e dell’associazionismo – l’evento di commemorazione di Francesco Marcone, ucciso dalla mafia 28 anni fa. Sua figlia Daniela sempre in prima linea, pronta a dare ogni volta un contenuto solido a una memoria che non è mai retorica. «Se togliete la memoria togliete tutto», aveva detto solo qualche ora prima l’attore Fabrizio Gifuni agli studenti lucerini dal palco del «Garibaldi». Lui, Gifuni, ha magistralmente incarnato i panni di Aldo Moro attraverso il memoriale dello statista, un’aspra e struggente pagina di storia italiana. Ciò a dire che forze e valori attivi vengono puntellati in ogni dove; qualche giorno fa a Lucera con l’incontro voluto dal Prefetto Maurizio Valiante nell’ambito del tour della legalità che sta attecchendo sempre di più tra i giovani grazie alla scelta di un linguaggio semplice, diretto, sportivo e performativo; in queste ore al Sacro Cuore, dove il momento di sgomento è stato esorcizzato in campo, a dare un calcio a tutto questo, per far volare i piedi insieme al vento.
E sì che negli oratori e nelle parrocchie crescono campioni. Il questore di Foggia Ferdinando Rossi ha incontrato sul manto verde quei giovani pieni di speranze e di sogni improvvisando una squadra con poliziotti, finanzieri e carabinieri: con loro si sono cimentati i piccoli calciatori in erba. Tre giorni fa, insomma, a Lucera una lezione di civiltà e di identità; l’altro ieri una divertente partita: due episodi che fanno vedere quanto sia necessario fare attecchire disciplina e valori con iniziative costanti, sconfiggendo le paludi criminali. Abbiamo bisogno di questo per smettere di sentirci tutti, nostro malgrado, nel cuore e nell’anima di una città aspramente ferita. Ma non morta.