Punti di vista
Il fascino indiscreto dei gatti sulla costa
Sono ovunque, a N-dérr’a la lanze, ronzanti nell’avvicinarsi delle barche, a Santo Spirito, assistiti loro malgrado da ancelle della ferinità, a Giovinazzo e a Trani
Tu pensi a cosa pensano e immagini che guardano i gatti sul mare, bagnanti incistati tra gli scogli con i musi offerti ai raggi, o parassiti di interiora gettate sulle banchine dai cacciatori di saraghi, o di passaggio alla ricerca circolare di un mondo che non esiste; in ogni caso diversi dai cugini di Foggia e di Milano, gatti senza destino dai musi acri di sale.
Sono ovunque, a N-dérr’a la lanze, ronzanti nell’avvicinarsi delle barche, a Santo Spirito, assistiti loro malgrado da ancelle della ferinità, a Giovinazzo e a Trani, meravigliosamente liberi anche nel porto di Mola di Bari, a Cozze, proprietari di ville disabitate, istintivamente nel qui ed ora che torna mentre passa, campioni di buddismo, figli di Siddhartha. Sereni mentre lasciano vomitare l’anima al vicino di cordata, perché la morte è naturale e guida tutto quanto. Indifferenti agli scontri fra contendenti con artigli sguainati, perché l’esistenza è creata da Dio nell’equilibrarsi di forze prevaricanti.
A Monopoli sono caduti alcuni eroi con i baffi che infettavano i pescherecci, impicciavano lo svolgersi della tradizione marinara. Nel Medioevo vennero falcidiati come ebrei figli del diavolo, prima che l’età vittoriana, nel culto della puerilità, li restituisse all’affetto. A Polignano a Mare, dove gli esemplari miagolano il cantilenare del posto, cadenza tre quarti, sopravvivono nell’amore del mondo quattro fratelli nel Porto Contessa: a un soffio dalle onde prendono il sole immobili come iguane pelose, ma non si sono mai abbronzati. Sette nell’attiguo Porto Cavallo flirtano con la risacca balzando dagli scogli alla sabbia. Altri si aggirano a Cala Paura (Paguro) brutti e dannati. Un popolo gnaulante sosta nell’insenatura selvaggia di Portalga, dai muretti a secco punta lo Scoglio dell’eremita, cioè di un solitario che forse fu un uomo davvero, più probabilmente una comunità monastica, ma che con certezza oggi è un fantasma.
I gatti sono esseri magnetici. A un certo punto della tua vita ti chiamano senza chiamarti. Non c’è un solo grande artista che non sia stato schiavizzato dalla loro graziosità, che li attraversa anche quando monchi, guerci e sciancati.
Nei gatti della costa la sofferenza si è fatta cattiveria. Hanno propensione a sospettare. Hanno propensione a salvarsi. Come noi non hanno ideali. Sono le meraviglie dell’Adriatico, nate per morire come il resto del Creato, ma non prima di averci portato sull’empireo delle fusa e dei graffi.