I dati

Gravidanze precoci tra le adolescenti in Italia: la Puglia è tra le regioni più colpite

Gianpaolo balsamo

Segnalate 167 nascite da madri adolescenti. Servono interventi strutturali. Nel 78% dei casi le baby madri madri sono italiane mentre il 22% straniere

Negli ultimi anni, il fenomeno delle gravidanze precoci ha assunto proporzioni allarmanti in molte regioni d'Italia, e la Puglia non fa eccezione.

Secondo il dossier «Indifesa 2025» (il rapporto annuale dedicato alla condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo e in Italia) di «Terre des Hommes» (una delle principali organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti dell’infanzia, attiva dal 1960) ogni anno circa 21 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni restano incinte nei Paesi a medio e basso reddito, con un numero crescente di gravidanze non pianificate.

Questo fenomeno, che non riguarda solo le adolescenti, ma colpisce anche bambine di età inferiore ai 14 anni, rappresenta una violazione grave dei diritti delle ragazze, privandole della loro infanzia e di opportunità fondamentali per il loro sviluppo personale e professionale.

Con l’espressione gravidanze precoci si indicano le nascite da madri di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Si tratta di gravidanze che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, possono comportare maggiori rischi fisici, psicologici e sociali per le ragazze: interruzione del percorso scolastico, isolamento sociale, difficoltà economiche e una maggiore probabilità di diventare madri sole. Per questo motivo il fenomeno è considerato un importante indicatore di disuguaglianza sociale e di genere.

Le ragazze che diventano madri durante l'adolescenza spesso si trovano ad affrontare sfide enormi: oltre ai cambiamenti fisici e emotivi legati alla gravidanza, devono anche confrontarsi con l'abbandono scolastico e l'isolamento sociale.

Secondo gli ultimi dati disponibili presenti nel dossier, i bambini nati vivi da madri tra i 14 e i 18 anni sono stati 1.829, in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente. Nel 78% dei casi le madri erano italiane, mentre il 22% straniere, a dimostrazione di come il fenomeno attraversi trasversalmente la società.

Rapportando i dati alla popolazione femminile adolescente, il tasso di fecondità adolescenziale nazionale è pari a 1,63 nati vivi ogni 1.000 ragazze: un valore relativamente basso nel confronto europeo, ma che nasconde forti differenze tra le regioni.

All’interno di questo quadro, la Puglia emerge come una delle regioni più coinvolte. Nel 2023 si sono registrate 167 nascite da madri tra i 14 e i 18 anni, collocando la regione al quarto posto in Italia per numero assoluto, dopo Sicilia, Campania e Lombardia.

Ma è soprattutto osservando i tassi di fecondità che il dato pugliese assume maggiore rilevanza. La Puglia registra infatti 2,18 nati vivi ogni 1.000 ragazze adolescenti, un valore superiore alla media nazionale (1,63) e che la colloca tra le regioni con la più alta incidenza di gravidanze precoci. Solo Sicilia, Molise e Campania presentano tassi più elevati.

Nel «Dossier Indifesa 2025», «Terre des Hommes» evidenzia come il tasso di fecondità adolescenziale in Italia (e in particolare in regioni come la Puglia) sia un segnale di fragilità sociale. Secondo Paolo Ferrara, direttore generale dell’organizzazione, «le gravidanze precoci non sono solo un dato statistico, ma un campanello d’allarme che richiama la necessità di investire in prevenzione, educazione e sostegno alle ragazze».

L’associazione insiste sulla necessità di una legge nazionale sull’educazione alla salute, che coinvolga scuole, famiglie e servizi sanitari, per garantire alle adolescenti strumenti di consapevolezza e protezione. In questo senso, il dossier richiama l’urgenza di affrontare il tema non con interventi episodici, ma con una strategia strutturale e continuativi.

«La questione delle gravidanze precoci in Puglia - aggiunge - è una sfida che richiede un'azione immediata e coordinata. È fondamentale che la società, le istituzioni e le famiglie lavorino insieme per garantire che le ragazze possano crescere in un ambiente sicuro e supportivo, dove possano realizzare il loro potenziale senza le pressioni e le limitazioni imposte da gravidanze indesiderate. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro più equo e giusto per tutte le bambine e le ragazze del nostro Paese».

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