I dati
Amministratori sotto tiro, la Puglia è la terza regione più colpita in Italia
I numeri di una escalation di minacce nei confronti di chi riveste un ruolo istituzionale
Lo scorso mese di giugno il sindaco di Seclì in Salento, Andrea Finamore, fu minacciato verbalmente con una spranga di ferro e aggredito fisicamente a schiaffi. Qualche mese prima, a febbraio, sempre nel Leccese, fu un amministratore del Comune di Neviano a finire nel mirino ricevendo una lettera contenente esplicite minacce, molto probabilmente legate al ruolo che svolge nell’ente pubblico. E sempre a febbraio a Minervino Murge, nella BAT, un 46enne fu arrestato per detenzione illegale di armi e minaccia a pubblico ufficiale per aver insultato e minacciato tramite social, il sindaco di Minervino, Lalla Mancini, il comandante della polizia locale e un dirigente dell'ambito territoriale caccia di Bari, responsabili a suo dire di aver soppresso i suoi cinghiali.
Sono questi solo gli ultimi episodi di una escalation di minacce nei confronti di chi riveste un ruolo istituzionale.
C'è, infatti, chi trova i copertoni squarciati alla propria auto e chi rabbrividisce vedendo la stessa ridotta ad un cumulo di cenere, c’è chi riceve proiettili imbustati nella propria cassetta postale, telefonate minatorie nel cuore della notte, minacce o insulti attraverso i social network. Non se la passano certamente bene i diversi sindaci, assessori, consiglieri comunali e, più in generale, i dipendenti pubblici nel nostro Paese e della Puglia in particolare che, a malincuore, rientra nella top-five delle regioni con il più alto numero di intimidazioni subite dagli amministratori locali.
Infatti, secondo l’ultimo rapporto «Amministratori sotto tiro» presentato nei giorni scorsi da «Avviso Pubblico», in Italia, dal 2010 al 2024 si sarebbero verificati 5.716 atti di intimidazione nei confronti di amministratori locali, una media di una minaccia al giorno. In Puglia il dato è emblematico: con 41 intimidazioni censite nelle regioni storicamente segnate dalla presenza mafiosa (Sicilia 51, Calabria 43, Campania 41, Puglia 41), la Regione si conferma al centro di un fenomeno che grava pesantemente sui piccoli Comuni.
«Il bilancio ci consegna una Regione divisa tra casi di collusione Mafia-politica e bravi amministratori colpiti anche con una continuità che sfida le forze dell'ordine e la omertà delle comunità. Fino a dieci anni fa - ha commentato il vicepresidente di Avviso Pubblico, Michele Abbaticchio, già sindaco di Bitonto - se un sindaco o un dirigente pubblico era colpito, la comunità reagiva con indignazione anche con atti evidenti, come cortei spontanei o manifestazioni pubbliche in genere. Oggi assistiamo a una preoccupante rassegnazione, alla paura diffusa. Due casi al giorno sembrano non essere sufficienti per proteggere persone oneste che chiedono aiuto in perfetta solitudine. Casi come Cellamare, Castrigliano e Melissano ci consegnano un desolante quadro di solitudine degli innocenti e spavalderia dei mafiosi. Le forze dell'ordine non possono costruire anche la coscienza civile collettiva e senza quest'ultima non si va da nessuna parte».
In Puglia ben il 62 % dei Comuni (oltre la metà) ha subito almeno un’intimidazione nel corso degli ultimi 15 anni. Province come Bari, Lecce e Taranto, spiccano fra quelle con la più alta incidenza percentuale: «una ferita che indebolisce la rappresentanza democratica e crea isolamento tra amministratori e cittadini», è l’amaro commento del coordinatore regionale per la Puglia di «Avviso Pubblico», Pierpaolo d’Arienzo, sindaco di Monte Sant’Angelo, che nel corso del suo mandato ha subito diverse pesanti intimidazioni e minacce.
«Abbiamo bisogno di misure fondamentali - conclude d’Arienzo - come rafforzare il Fondo per gli Amministratori sotto tiro, scongiurando tagli e garantendo tempestivi sostegni economici, legali e psicologici a chi sceglie di servire la propria comunità; favorire la denuncia e la visibilità attraverso sani strumenti di comunicazione istituzionale e “scorte mediatiche”, per contrastare l’isolamento e rafforzare la fiducia dei territori nelle istituzioni presenti e trasparenti; promuovere iniziative di educazione alla legalità e cittadinanza attiva, soprattutto tra i giovani, con percorsi scolastici e culturali che insegnino a combattere la subcultura dell’intimidazione».