il caso

Emiliano fa slittare la sentenza per diffamazione: «Sono un magistrato, devo essere processato a Lecce»

Il governatore imputato a Bari per aver diffamato un ex consigliere comunale: ha chiesto di trasferire il dibattimento. Decisione il 12 giugno: rischia la condanna a una multa da 30mila euro

Il processo in cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è imputato per diffamazione nei confronti dell'ex consigliere comunale Luigi Cipriani, si sarebbe dovuto svolgere a Lecce e non a Bari. E questo perché Emiliano è ancora in magistratura, anche se in aspettativa, in servizio come ultima sede proprio a Bari. È l'eccezione formulata oggi in udienza dall'avvocato di Emiliano, Gaetano Sassanelli.

Emiliano, ha spiegato l'avvocato, "continua a essere soggetto a procedimenti disciplinari" in qualità di magistrato (l'ultimo nel 2021, un'annotazione legata al suo coinvolgimento nell'inchiesta di Torino sul finanziamento illecito, accusa dalla quale Emiliano è stato assolto), e "partecipa alle votazioni per il Csm". Per questo, per l'avvocato, il Tribunale competente per giudicare è quello di Lecce. La Procura ha chiesto il rigetto della richiesta definendola "pretestuosa e tardiva", e anche la parte civile (avvocato Roberto Eustachio Sisto) ha sostenuto che la questione è infondata perché l'art. 11 del codice di procedura fa riferimento all'esercizio delle funzioni, ed Emiliano è in aspettativa da 21 anni.

Il giudice, Mario Mastromatteo, ha acquisito la documentazione presentata dalla difesa - tra cui alcune sentenze della Cassazione - e rinviato al 12 giugno per la decisione. Oggi, da programma, era prevista la sentenza. Nei confronti di Emiliano la Procura ha chiesto la condanna al pagamento di una multa da 2mila euro, la parte civile aveva invece chiesto un risarcimento da 30mila euro.

Secondo nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda su Rete 4 il 13 settembre 2018, Emiliano avrebbe diffamato Cipriani commentando la visita dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini a Bari "insinuando negli spettatori l'esistenza di un legame tra Cipriani, il suo movimento politico e la criminalità organizzata".

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