edilizia

Immobili a rischio in Puglia, il 70% sono vecchi di 50 anni

Gianpaolo Balsamo

Dopo il crollo della palazzina di Bari interviene Ance regionale Biancofiore: serve riqualificare e ristrutturare gli edifici vetusti

Riqualificare il patrimonio immobiliare pugliese vetusto alla luce della Legge regionale 36/2023, incentrata sulle ristrutturazioni edilizie, anche attraverso operazioni di demolizione e ricostruzione. Per il foggiano Gerardo Biancofiore, imprenditore nel settore edile e presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Puglia, dovrebbe essere questa la priorità per le amministrazioni comunali, organizzazioni datoriali e le parti sociali specie dopo la palazzina crollata lo scorso 5 marzo in via Pinto 6 nel quartiere Carrassi di Bari.

Presidente Biancofiore, quanto accaduto a Bari è un campanello d’allarme di un problema più profondo: quale la posizione dell’Ance su questo tema?

«Il crollo della palazzina deve indurre tutti, dalle istituzioni agli ordini professionali, dalle parti datoriali e sociali ai cittadini, ad avviare una profonda riflessione su una necessità impellente che la nostra associazione manifesta da tempo: la riqualificazione del patrimonio immobiliare vetusto. Pensi che in Puglia il 66,8% delle abitazioni è stato costruito prima del 1980 e il 28% addirittura prima degli anni '60: una situazione delicata da tenere sempre bene a mente».

Quali i principali rischi per la sicurezza del patrimonio edilizio in Puglia e cosa è necessario fare per risolvere questo problema?

Come detto, il patrimonio immobiliare in Puglia è parecchio vetusto e, purtroppo, il rischio che possano verificarsi altre situazioni analoghe a quella di Bari è sempre presente; quello che dobbiamo fare è ridurre al minimo possibile questo rischio. Un primo passo fondamentale per la sicurezza del patrimonio immobiliare è la mappatura e la valutazione dello stato attuale degli edifici, sia pubblici che privati, costruiti prima degli anni ‘80. Contestualmente, occorre avviare un piano di manutenzione e rigenerazione degli immobili considerati a rischio. In questo senso, l’auspicio è che i comuni pugliesi recepiscano quanto prima la legge regionale 36/2023».

Quanto al patrimonio edilizio esistente, ci sono delle nuove tecnologie che possono contribuire alla messa in sicurezza degli edifici?

«Sì, certamente. In primis l'intelligenza artificiale che, combinata con tecnologie già in uso come sistemi di rilevamento da remoto, sensori intelligenti e analisi dei dati, contribuirebbe in modo significativo alla messa in sicurezza e alla migliore gestione del patrimonio edilizio. Il monitoraggio strutturale in tempo reale, ad esempio con sensori di accelerazione, pressione, temperatura o umidità, può rilevare anomalie che potrebbero provocare danni strutturali oppure segni di deterioramento, fornendo allarmi precoci in caso di situazioni critiche legate a problematiche strutturali. Diversi tipi di sensori, inoltre, possono monitorare altri parametri come il movimento e le vibrazioni delle strutture, e inviare informazioni costanti sullo stato degli immobili».

Quale deve essere il ruolo del pubblico e del privato nella riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pugliese?

«Il confronto sul patrimonio edilizio, non solo in Puglia ma in tutto il Paese, è spesso condizionato da scelte politiche di breve termine, dettate per lo più dall’emergenza del momento. Questo è un tema che deve essere portato avanti con continuità e con visione strategica di lungo termine, senza dimenticare che tutte le costruzioni hanno un loro ciclo di vita e che, molte di esse, lo hanno completato. Per affrontare seriamente questo tema, il pubblico e il privato devono lavorare in sinergia. Il settore pubblico deve garantire regole certe, incentivi finanziari e risorse oltre che eliminare l’eccesso di burocrazia; il settore privato ha un ruolo fondamentale nell'implementazione delle soluzioni e nell'investimento in tecnologie innovative».

La classe politica e imprenditoriale pugliese è pronta a una sfida del genere?

«La classe politica ed imprenditoriale pugliese è certamente consapevole della necessità di intervenire per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio regionale; ci sono ancora molteplici nodi da sciogliere, sebbene siano stati fatti dei progressi in termini di finanziamenti e incentivi. La vera sfida sta nella capacità di monitorare concretamente i risultati degli interventi normativi per apportare eventuali correttivi a essi o agli iter procedurali che ne seguono, avendo una visione di medio-lungo periodo volta allo sviluppo sostenibile e alla riqualificazione urbana. La disponibilità di risorse, soluzioni innovative e l’adozione di normative adeguate in grado di favorire gli interventi saranno gli elementi chiave per affrontare questa sfida comune».

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