Il caso

Equalize, l'hacker racconta il filone pugliese: «I favori chiesti dagli Jacobini e gli incarichi ai politici in PopBari»

Massimiliano Scagliarini

I verbali di Calamucci davanti alla Procura di Milano: ma tutti smentiscono. E l'ex magistrato Palamara preannuncia querele

BARI - L’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia è una delle persone di cui la Procura di Milano ha chiesto ieri l’arresto in carcere al Tribunale del Riesame, ritenendolo centrale nel sistema dei dossieraggi che ruota intorno alla società Equalize di cui era probabilmente il miglior cliente. Alla società dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo (morto di infarto il 9 marzo, mentre si trovata ai domiciliari), Sbraccia aveva chiesto una serie di accertamenti compreso il pedinamento di Gianluca Jacobini, ex condirettore e vicedirettore generale della Banca Popolare di Bari, e della moglie Amalia Alicino, ingegnere, dipendente di Sbraccia, di cui in determinati casi voleva conoscere la posizione ora per ora.

Una storia emersa a ottobre attraverso gli atti che hanno portato agli arresti. Ora una serie di verbali dell’hacker Samuele «Sam» Calamucci, depositati dall’accusa (e in parte già smentiti da altri protagonisti della vicenda), raccontano altri pezzi del rapporto tra gli Jacobini e Sbraccia. Una storia talmente roboante che, tre giorni dopo l’interrogatorio del 17 dicembre davanti al pm Francesco De Tommasi, Calamucci (tutt’ora ai domiciliari) viene richiamato per essere risentito direttamente dal procuratore Marcello Viola rimasto «francamente abbastanza perplesso» da quanto aveva raccontato l’hacker...

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