Il caso
Carceri zeppe in Puglia, ma gli ingressi nelle comunità sono bloccati
Misure alternative alla detenzione praticamente impossibili
Talvolta preferiscono uccidersi. I detenuti italiani. Una storia drammatica e infinita quella del sovraffollamento che ha portato anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ospite del convegno curato da Radio Radicale «Senza dignità», a formulare l’ipotesi di far scontare in alcune comunità la parte finale dell’esecuzione della pena ai detenuti condannati per reati minori e per i tossicodipendenti.
Ecco, partiamo da qui. La norma ha introdotto da tempo la possibilità di misure alternative al carcere, proprio nel disperato tentativo di decongestionare i vetusti e inadeguati istituti penitenziari. Ma in Puglia tutto questo non è possibile dall’entrata in vigore della delibera regionale sui tetti di spesa stabiliti per il 2024. Niente soldi, niente personale, niente ingressi. Ecco perché le Comunità terapeutiche e tutto il mondo del Terzo Settore sono insorti proponendo ricorso al Tar di Bari contro la delibera regionale.
L’udienza è fissata per il prossimo 4 giugno. La Regione ha fatto sapere di aver avviato «approfondimenti in relazione al fabbisogno di prestazioni per dipendenze patologiche». Sarebbe l’analisi di questo fabbisogno, non ancora conclusa, ad aver paralizzato la situazione, tanto che la stessa Regione ha chiesto al Tar un rinvio in attesa della definizione del fabbisogno.
In questo esitare, nelle solite pieghe della burocrazia, nella gestione della coperta corta dei finanziamenti destinati alla salute dei pugliesi, si infrangono le speranze di tanti detenuti costretti in cella sebbene potrebbero percorrere una strada alternativa, come grida (nella lettera al direttore che pubblichiamo in questa stessa pagina) un uomo recluso nel carcere di Lecce.
«Il blocco pressoché totale degli ingressi degli aventi diritto nelle strutture terapeutiche, oltre a produrre sofferenze inutili a cittadini di per sé già provati dalla patologia e a mettere in ginocchio le strutture (molte delle quali alla soglia del collasso economico), mina alle fondamenta la serenità dei territori e rischia di creare seri problemi di ordine pubblico», dicono gli operatori pugliesi, un ampia platea di coop, organizzazioni, federazione delle quali si fa portavoce il Forum Terzo Settore Puglia - Consulta Dipendenze Patologiche. «Senza un intervento in grado di ripristinare in tempi brevi un corretto funzionamento del sistema si rischia di produrre danni irreversibili agli utenti e di mandare in fumo centinaia di posti di lavoro».
Sulle condizioni disperate delle carceri pugliesi è intervenuto di recente anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, secondo il quale «la situazione penitenziaria, pugliese e nazionale, è allarmante». Nelle scorse settimane altri agenti hanno subito aggressioni da parte della popolazione detenuta. «Il personale è sempre meno - ha aggiunto Capece -. Prevediamo un’estate di fuoco se non si prenderanno immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi. Il personale di Polizia penitenziaria è allo stremo».