La decisione

Il decreto del Viminale: voto a giugno. Nessuno slittamento a Bari: in Puglia si rinnovano 62 Comuni

Massimiliano Scagliarini

Le elezioni sono previste l’8 e 9 giugno con eventuale ballottaggio dopo due settimane. Ma resta il rebus scioglimento

BARI - Il Viminale lo aveva garantito due settimane fa, quando si era ipotizzato che ci sarebbe potuto essere un rinvio delle consultazioni. E la conferma è arrivata con il decreto del ministero degli Interni pubblicato già lunedì scorso: Bari è stata inserita regolarmente tra i Comuni che andranno al voto l’8 e 9 giugno.

Sono in totale 3.717, di cui 29 sono capoluoghi, da conteggiare tra i 228 centri con popolazione superiore ai 15mila abitanti (e dunque prevedono il ballottaggio). Per quanto riguarda la Puglia, i Comuni al voto saranno 62 di cui due (Bari e Lecce) sono capoluoghi, compresi tra i 12 centri con oltre 15mila abitanti (Gioia, Putignano, Rutigliano, Santeramo, Mesagne, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San Severo, Torremaggiore e Copertino). Altri 52 i Comuni al voto in Basilicata, con Potenza unico capoluogo e unico centro interessato dal ballottaggio del 15 e 16 giugno.

A Bari si andrà al voto su 345 sezioni per 315mila abitanti (278mila i votanti rilevati al 31 dicembre scorso): insieme a quella di Firenze (361mila abitanti) sarà la sfida elettorale più importante della tornata di giugno.

L’incertezza è stata dettata dall’avvio dell’ispezione disposta dalla Prefettura di Bari per verificare l’eventuale presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata che potrebbero portare allo scioglimento del Comune: l’accertamento, partito il 25 marzo, è in corso e non si concluderà prima delle elezioni.

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L’accertamento è partito dopo il commissariamento dell’Amtab, disposto dal Tribunale della prevenzione per via della presenza di alcuni dipendenti (incensurati) ritenuti contigui al clan Parisi di Japigia: sarebbero riusciti - secondo le risultanze di una indagine della Dda - a imporre all’azienda comunale dei trasporti l’assunzione (per un tempo brevissimo, tramite agenzie interinali) di persone a loro gradite come addetti alla sosta. La commissione (Claudio Sammartino, ex prefetto di Taranto, il viceprefetto Antonio Giannelli e il maggiore tarantino Pio Giuseppe Stola della Finanza) dovrebbe terminare entro il 25 giugno ma potrebbe chiedere i tre mesi di proroga previsti dalla legge. Per questo era stato ipotizzato che il Viminale potesse posticipare la consultazione alla tornata di ottobre, cosa tecnicamente possibile: ma il ministero ha ritenuto di non dover intervenire sul normale scadenziario elettorale (a giugno votano i Comuni che hanno raggiunto i cinque anni di durata nei primi sei mesi dell’anno).

Dopo il deposito della relazione da parte dei commissari, il prefetto avrà altri 45 giorni per predisporre la sua relazione sentito il Comitato per l’ordine e la sicurezza e il procuratore della Repubblica. La relazione dovrà poi essere mandata al ministro dell’Interno, a cui spetta formulare l’eventuale proposta. Questo significa che un’eventuale scioglimento, se dovesse mai essere deciso dal Governo e disposto con decreto del presidente della Repubblica (dal 1991 a oggi non sono mai stati sciolti capoluoghi di regione), arriverebbe dopo le elezioni e colpirebbe dunque il successore del sindaco uscente Antonio Decaro.

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