L'intervista

Festa Forza Italia, D'Attis: «Una vera connessione sentimentale tra Berlusconi e la terra pugliese»

Michele De Feudis

Tra i fondatori del partito azzurro: «Ricordo l’emozione del presidente quando incontrò i profughi della tragedia di Otranto, a Brindisi nel 1997»

Mauro D’Attis, commissario regionale azzurro e fondatore di Forza Italia in Puglia. Oggi a Roma si celebrano con un evento i 30 anni del partito. Ricorda il primo approccio con il movimento creato ex novo da Silvio Berlusconi?

«Sì, certo! Fine gennaio 1994 il famoso video del presidente Berlusconi che scendeva in campo. Ma prima mi ero interessato, nel 1993, a seguire le sue dichiarazioni e le anticipazioni che davano i tg. Con altri tre amici mandammo una domanda di costituzione del Club Forza Italia. Lo chiamammo “Azzurro 94”, fu costituito a febbraio e ne divenni, successivamente, il presidente».

Un cimelio di quei giorni?

«Il kit per costituire il Club. C’era tutto quello che serviva: atto costitutivo, statuto, schede di adesione, vademecum, simbolo. Tutto. Ci mettemmo subito a lavoro. Non immaginavamo che di lì a qualche settimana, fine marzo, Forza Italia avrebbe vinto le elezioni politiche e Berlusconi sarebbe diventato il nuovo premier. Ricordo candidati blasonati dei Ds (il Pd di allora) o del Patto di Segni. Erano loro i favoriti. Poi la storia fu un’altra».

Da chi era composta la base della nuova formazione politica?

«C’era di tutto, persino amministratori e politici “della prima repubblica” che con una certa diffidenza aderivano magari candidandosi nelle liste per le comunali come “indipendenti”. Del tipo: “sono in Forza Italia ma resto sempre della Dc”. Pensavano che si trattasse di un fenomeno passeggero. Poi si sono ricreduti e anche loro sono diventati “berlusconiani”».

Chi c’è ancora con lei dalla prima ora?

«Dei parlamentari o consiglieri regionali del 1995, in Puglia non c’è nessuno. Diversi sono invece quelli che sono assessori, consiglieri comunali o semplici militanti. Uno che mi piace ricordare è Luciano Sardelli che è ancora iscritto di FI e sarà delegato al congresso nazionale. Infine ricordo di aver conosciuto in quel periodo Mimmo Mennitti che dal ’93 aveva partecipato alla nascita di Fi di cui ne era stato praticamente il primo coordinatore».

I primi parlamentari azzurri pugliesi furono eletti nella sorprendente vittoria del 27 marzo…

«Molti venivano da An. Tra i pochi azzurri, eletti negli uninominali, ricordo il deputato di Mesagne, Raffaele Devicienti, un radiologo di fama prestato alla politica, e Ninni Lorusso, senatore del collegio Bisceglie-Molfetta-Corato, titolare della Saicaf. Alle europee del 1994 fu eletto Guido Viceconte, noto medico, che divenne coordinatore regionale della Puglia e che, durante una riunione tra giovani nel 1997, mi pescò tra la platea e mi propose senza preamboli di occuparmi del movimento giovanile. Fu lui a scoprirmi davvero e darmi la possibilità di mettermi alla prova. Successivamente furono eletti, tra gli altri, il compianto Donato Bruno, prestigioso avvocato originario di Noci, e i colleghi Antonio Leone di Manfredonia, Luigi Vitali di Francavilla Fontana, Antonio Azzollini di Molfetta. Sono quelli che, insieme a Mimmo Mennitti di cui sono stato assessore e vicesindaco, ho frequentato e dai quali, io e tanti giovani dell’epoca, abbiamo provato a imparare. Avevo ancora vent’anni. In quel periodo conobbi Antonio Tajani».

I primi segretari regionali: dai “lucani” Viceconte e Mazzaracchio a Fitto…

«Le racconto un aneddoto. Noi del movimento giovanile, scherzando e con affetto, denominavamo Viceconte e Mazzaracchio “gli amari lucani”. Fitto divenne coordinatore dopo la sua sconfitta alle regionali del 2005. Berlusconi, prima, aveva sondato altri nomi, tra cui il mio. Ero, forse, troppo giovane. La storia di Fitto in Forza Italia sapete tutti com’è finita. Berlusconi non lo meritava».

Fi ha avuto il sindaco di Bari Di Cagno, quello di Brindisi Mennitti, a Taranto la Di Bello, il governatore con Fitto. Cosa ricorda di quel primo centrodestra di governo alla Regione e nelle città?

«Un’altra pagina della nostra storia: il centrodestra era Fi. Abbiamo un “grande futuro alle spalle” da dove attingere».

La connessione sentimentale tra Berlusconi e la Puglia?

«Molto forte. E credo che proprio Viceconte sia stato bravo a renderla tale. Tra i mille episodi ne ricordo uno, drammatico e commovente. Pasqua del 1997: una nave con circa 120 profughi albanesi affonda per una collisione con una corvetta italiana nel canale d’Otranto. Si salvano in 34 e vengono ricoverati a Brindisi. Berlusconi, la domenica di Pasqua, si catapulta a Brindisi accompagnato da Antonio Martino. Incontra i profughi. Fa dei gesti di concreto aiuto nei loro confronti. Si commuove. Riparte con grande sofferenza per quello che aveva visto e vissuto. Io ero lì con l’allora presidente della Provincia Nicola Frugis. Ho visto con i miei occhi la grandezza di quell’uomo».

Il primo incontro con re Silvio?

«Al congresso nazionale del Movimento Giovanile del dicembre 1999. Fu lì che ci raccomandò di “avere sempre il sole in tasca”. Parlò di suo padre. Ricordo di essermi commosso. Forse perché il legame con mio papà è stato sempre solido e perché anche lui mi aveva donato il suo sole».

La sua nomina a commissario regionale?

«Il 2018 e il 2019 sono stati due anni che hanno cambiato la mia vita. Ero reduce dall’elezione a deputato di Fi, il mio partito da sempre. A fine 2019 Berlusconi decise di aggiornare alcuni coordinamenti regionali. Lui, insieme ad Antonio Tajani e Licia Ronzulli, dopo aver sentito varie opinioni, scelse me assieme al mio vicario Dario Damiani. Lessi la notizia sulle agenzie. Ero alla Camera. Dopo l’emozione, c’è stata subito la voglia di rimboccarsi le maniche».

Il successo a Brindisi porta la sua firma…

«Mi sono speso per convincere i colleghi sulla soluzione Marchionna. Marti, Gemmato, De Rinaldis Saponaro, Cesa, Lupi e Amati mi hanno dato fiducia. E poi il merito è di Marchionna e di tutti i candidati, ma proprio tutti, delle liste della coalizione».

Quanto pesa Fi nel governo Meloni?

«Il nostro segretario nazionale, Tajani, è il vicepremier ed è, oltre che il ministro degli Esteri, il leader più apprezzato in Italia dopo la premier. Con lui, abbiamo una squadra di governo ed una delegazione parlamentare competente e autorevole».

Dopo la morte del tycoon, la prospettiva azzurra verso le europee?

«Fi cresce nei sondaggi e questo ci conferma che abbiamo intrapreso la strada giusta, anche grazie alla stagione congressuale». Il nostro rapporto con il Ppe dà equilibrio all’alleanza».

Cosa si attende dal turno amministrativo di primavera in Puglia?

«Una svolta, soprattutto per le grandi città ancora governate dalla sinistra. Verificherò personalmente la competitività delle nostre liste. Vogliamo liste composte da persone perbene, capaci ed elettoralmente forti. Questo ce lo chiede Tajani e questo lo sanno tutti, coordinatori provinciali e cittadini compresi».

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