Lo scenario
Enti locali allergici alle donne? Viaggio nelle candidature
Tanti volti nelle liste, ma poi il testimone se lo passano gli uomini
Paola Romano (centrosinistra) a Bari, Adriana Poli Bortone (centrodestra) a Lecce: solo due donne, al momento, in corsa per una candidatura a sindaco nelle due città più importanti della Puglia nel 2024. Troppo poco, in un Paese dove, al contrario, sono proprio due donne – Giorgia Meloni ed Elly Schlein - a dettare l’agenda della politica.
Una «chiamata alle armi»” arriva da Daniela Mazzucca, unica donna diventata sindaco di Bari, in quota al Psi, nel fatale 1992, che ribadisce come «le donne, unite, possono far partire dal basso la scelta delle candidate, possono e devono fare comunità su tutto il territorio». Mazzucca teorizza un vero e proprio «esercizio di democrazia partecipata al femminile».
La presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Bari, Silvia Russo Frattasi ricorda, invece, come in Consiglio ci sia «un’altissima percentuale di donne elette, perché noi, al pari degli uomini, ci siamo candidate e siamo state votate e così dovrebbe essere per il sindaco. Non è che – sottolinea – siccome una è donna dovrebbe essere candidata a sindaco. Una persona deve essere candidata sulla base del consenso che prende». Restando in Consiglio comunale, la capogruppo di Sud al Centro, Maria Carmen Lorusso smonta le teorie complottiste ricordando come «la candidatura sia stata proposta alla dottoressa Tosto e alla dottoressa Bellomo che non hanno concesso la propria disponibilità. Quindi – aggiunge – non c’è, come forse in passato, una propensione a preferire gli uomini per gli incarichi di vertice». «La realtà – taglia corto l’ex parlamentare leghista Anna Rita Tateo – è che Bari non è una città a misura di donna», lasciando comunque presagire che i giochi non siano affatto chiusi. «Il centrodestra sta facendo diverse valutazioni, non si sta solamente focalizzando su una figura maschile» aggiunge.
Una candidata che potrebbe uscire dal cilindro del centrodestra? Per Virginia Virna Ambruosi, consigliera del II Municipio di Fdi, non è una questione legata al sesso «ma di qualità, non per niente siamo stati il primo partito a portare una donna a Palazzo Chigi» ricorda, facendo ovviamente riferimento alla premier Meloni. «È chiaro – ammette – che siamo in una fase di riflessione, per capire quale potrebbe essere l’esponente migliore, candidato o candidata, di certo non andiamo a escludere in base al sesso».
Nel 2019, l’ex consigliera regionale M5S Viviana Guarini aveva accarezzato l’idea di candidarsi a sindaco di Bari e oggi non lesina qualche stoccata anche al centrosinistra. «Sebbene – spiega – lo sappiamo, non basti essere donna per essere femminista, è parimenti vero che, purtroppo, anche nelle compagini progressiste si assiste, ormai da vent’anni, a un passaggio di scettro tutto al maschile che, nei fatti, tradisce i proclami di superamento della disparità di genere».
A maggio, Francesca Pietroforte ci aveva provato a diventare sindaco (per il centrosinistra) nella sua Acquaviva. A distanza di qualche mese, spiega che «il punto è favorire la presenza delle donne sempre, non solo quando si va al voto». Come? «Intano bisogna partire da noi donne, vincere le resistenze e candidarsi, non aspettare che siano gli altri a chiedercelo, ma farci avanti e presentare la nostra proposta». Stella Mele, consigliera comunale Fdi a Barletta, ricorda lo spessore (formazione politica ed esperienze maturate) di Poli Bortone e Romano, mentre «si assiste spesso a scelte estemporanee e di comodo, dettate dalle convenienze del momento, ma che quasi sempre si rivelano meteore della politica».
In casa M5S, l’assessore regionale Rosa Barone, foggiana, non può non fare riferimento alla recente vittoria di Maria Aida Episcopo al Comune dauno, ricordando come i pentastellati «abbiano sempre fatto della parità di genere un punto fermo e lo dimostra anche la nostra storia». La collega consigliera Grazia Di Bari, facendo riferimento alla penuria di candidate su Bari e Lecce rileva come questo dimostri «purtroppo come possa essere complicato per le donne farsi strada in politica. Gli spazi concessi sono ancora molto limitati».