Il rapporto annuale
Sempre meno aborti in Italia e in Puglia, calano del 3,2%
Il numero maggiore fra le donne single e quelle fra i 30 e i 34 anni
BARI - In Italia, il numero di interventi di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) continua a diminuire: i dati, recentemente presentati al Parlamento dal ministro della salute Orazio Schillaci, all’interno della relazione sull’attuazione della legge 194/78, confermano una tendenza consolidata da tempo: nel 2021, infatti, le Ivg sono state 63.653 a fronte delle 66.413 dell’anno precedente, con una flessione del 4,2%.
Una tendenza registrata anche in Puglia, dove il calo, tra il 2020 (5.325) e il 2021 (5.152) è stato del 3,2%, seguendo un trend che pare inarrestabile dal 2007 quando le Ivg erano state 10.453, mentre nel 1982 (primo anno della rilevazione) erano state 24.847.
Come già per la relazione presentata lo scorso anno, anche in quella di quest’anno, dal punto di vista delle fasce d’età, le donne che hanno maggiormente fatto ricorso all’Ivg sono state quelle tra i 30 e i 34 anni (1.140) e tra i 35 e i 39 (1.075) mentre le ragazze di meno di 15 anni sono state 15, quelle tra i 15 e i 19 anni 393, 849 tra i 20 e i 24, 1.005 tra i 25 e i 29, 609 tra i 40 e i 44, 65 tra i 45 e i 49 mentre per una sola donna l’età non è stata rilevata (a differenza delle 6 del 2020).
E, anche nel 2021, sono state principalmente le single ad abortire: 2.870 pari al 56% a fronte delle 1.951 sposate (38,1%), 279 separate o divorziate (5,4%), 22 vedove (0,4%) mentre per 30 (0,6%) lo stato civile non è stato rilevato.
Per quanto riguarda il titolo di studio, la maggiore percentuale di Ivg (42,6%) si è registrato tra le donne (2.165) con la licenza media inferiore, seguite da quelle con la licenza media superiore (2.102), il 41,4%. Le laureate sono state 652 (12,8%) e 160 (3,2%) quelle con la licenza elementare o senza titolo di studio, mentre per 73 donne (1,4%) non è stato possibile rilevare gli studi compiuti.
Delle 5.152 donne che in Puglia hanno scelto di interrompere la gravidanza, le italiane erano 4.671, 288 quelle provenienti dall’Europa dell’Est, 8 da altri Paesi europei, 93 dall’Africa, nessuna dall’America del Nord e dall’Oceania, 20 dall’America centromeridionale, 57 dall’Asia e per 15 non è stato rilevato il continente di origine. Dati assimilabili a quelli del 2020 quando le donne provenienti dall’Est Europa erano state 300 e, a seguire, Africa (112), Asia (60), America centromeridionale (32), resto d’Europa (12) e America del Nord (1): nessuna dall’Oceania, 16 non rilevate e 4.762 italiane. Sono 4.161 le pugliesi, l’85%, che hanno scelto abortire nella propria provincia mentre 726, il 14,9%, in un’altra provincia della regione; 173 donne erano residenti fuori dalla nostra regione (3,4%) e 86 residenti all’estero (1,7%), per 6 donne, lo 0,1%, non è stato possibile rilevare la residenza.
Le donne che nel 2021 hanno scelto di abortire in Puglia lo hanno fatto principalmente in strutture pubbliche, con 4.234 interventi, pari all’82,2% a fronte dei 1.918, pari al 17,8, delle cliniche convenzionate autorizzate. L’interruzione di gravidanza, infine, deve confrontarsi con l’obiezione di coscienza, ovvero con il rifiuto dei medici, ma anche di altre figure professionali, a praticare l’intervento. Specialmente tra i ginecologi, infatti, le percentuali di obiezione sono ancora alte: nel 2021, in Puglia, sono stati registrati 228 obiettori, pari all’80,6% (nel 2020 erano stati 234 ginecologi, pari al 79,1%); 150 gli anestesisti, pari al 41,4%, a fronte dei 265 ovvero il 56,6% del 2020 e 650, e cioè il 67,5% tra il personale non medico, in calo netto rispetto ai 909 (71,6%) del 2020.