Il fenomeno
L’abusivismo edilizio in Puglia è «eterno»
Legambiente: eseguito solo il 10,2% delle demolizioni
Gli eco-mostri pugliesi, siano essi ciclopiche colate di cemento o mini-villette, hanno un unico comun denominatore: sono praticamente eterni. Infatti, la terza edizione del lavoro di ricerca e di analisi di Legambiente intitolato «Abbatti l’abuso 2023» rivela che in questa regione le ruspe hanno levato di mezzo soltanto il 10,2% degli immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento (70.751 a livello generale). Peggio fanno soltanto i comuni calabresi. Va sottolineato che gli ambientalisti non hanno analizzato ciò che accade nel Nord Italia giacché passano al setaccio soltanto Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, perché considerate le «cinque regioni più esposte all’invasione del mattone illegale» e con le prime quattro che sono «a tradizionale presenza mafiosa». Tutte, inoltre, «figurano ormai stabilmente nelle prime posizioni della classifica sull’illegalità ambientale, stilata ogni anno nel Rapporto Ecomafia».
«L’abusivismo edilizio - continua il rapporto - è un’autentica piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo del nostro Paese ormai da molti decenni. Parliamo di un fenomeno che, anche negli ultimi anni, nonostante la crisi edilizia e quella pandemica, si mantiene su livelli preoccupanti, addirittura in crescita come valori assoluti. L’ultimo rapporto sul BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat, secondo le stime elaborate in collaborazione con il Cresme, segnala un incremento nel 2022 del 9,1% delle case abusive, con una crescita che non si registrava dal 2004. La situazione nelle regioni del Sud viene definita come “insostenibile”, con 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle regole». Per quanto riguarda la trascrizione degli immobili abusivi non demoliti nel patrimonio del Comune (efficace deterrente a disposizione delle amministrazioni locali), i numeri sono bassissimi: i Comuni, di fatto, non trascrivono, la media nelle 5 regioni è del 5,6%.
Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «Il Governo Meloni invece di annunciare nuovi possibili condoni, potenzi l’attività di demolizione delle case abusive e dia più ruoli e responsabilità ai prefetti». Legambiente, infatti, propone di trasmettere «le pratiche di demolizione non eseguite da parte dei Comuni ai prefetti competenti per territorio: solo il 2,1% delle ordinanze emesse è stato inviato in base all’art.10bis della legge 120/2020 ai prefetti».