Intrattenimento

Puglia, discoteche in crisi: l’abusivismo fa crollare la «febbre del sabato sera»

Gianpaolo Balsamo

Pasca (Silb): pochi controlli, troppe tasse. Imposte eccessive «Su un biglietto di ingresso di 10 euro, paghiamo 4,80 euro di balzelli vari»

Scende più dello spread la febbre del sabato sera, legata com’è alla crisi che morde il portafogli, alle mode che cambiano in fretta, a una generazione (quella under 20) più propensa a farsi ipnotizzare dai social che a fiondarsi in pista sotto le luci degli stroboscopi che non brillano più come una volta.

Insomma, in Puglia come altrove, non fanno più tendenza tutti quei locali appartenenti al codice di attività 93.29.1 con il quale vengono classificate le imprese che svolgono attività di discoteca, sala da ballo, nightclub club. Le discoteche, in particolare, dopo il tracollo registrato con la pandemia, la maggior parte si sono svuotate, molte hanno anche chiuso. La conferma arriva proprio da un pugliese, il salentino Maurizio Pasca che, oltre ad essere presidente europeo di Ena (European nightlife association), ricopre l’incarico di presidente nazionale della Silb-Fipe che riunisce poco meno di 3.500 imprese che operano nel settore dell’intrattenimento da ballo e di spettacolo, e conta oggi sull’adesione di circa il 90% delle discoteche e delle sale da ballo italiane censite dalle Camere di Commercio.

Presidente, la «febbre del sabato sera» sta scemando?

«Il comparto dell’intrattenimento è stato quello maggiormente colpito durante la pandemia. È stato l’unico settore che è rimasto chiuso ininterrottamente per due anni. Il settore ha patito una perdita di circa il 30%. Nel 2020, 137 imprese hanno cessato l’attività generando un saldo negativo di 129 unità. Situazione ancora più complicata nel corso del 2021, nei primi nove mesi, infatti, si è registrato un numero di 90 imprese cessate, a cui si è andato ad aggiungere il risultato negativo dell’ultimo trimestre dell’anno causato dal decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221 cd. “DL Festività”. Con la, seppur parziale, riapertura all’inizio di febbraio 2022, alcune imprese sono riuscite a riprendere la loro attività ma molte altre, viste le continue limitazioni e le perdite economiche subite negli anni precedenti, hanno preferito non riaprire completamente».

In questo momento, dopo il Covid, state lottando contro un altro «virus» dilagante che si chiama abusivismo

«Esatto, è un problema particolarmente sentito perché si balla oramai dappertutto, negli stabilimenti balneari, nei bar, nei ristoranti , negli alberghi, negli agriturismi e nei circoli privati, creando grandi difficoltà anche a livello di economia. Sono introiti, infatti, che vengono sottratti alle attività regolarmente autorizzate. Il mercato in Italia è di circa un miliardo di euro ma, ahimè, parallelamente c’è un altrettanto valore proveniente dall’abusivismo. Come Silb-Fipe abbiamo un apposito ufficio che si occupa esclusivamente di contrastare l’abusivismo nel settore: giornalmente presentiamo dai 10 ai 15 esposti in tutta Italia che ci vengono segnalati dai nostri dirigenti territoriali. Purtroppo la Puglia si distingue per il gran numero di locali da ballo abusivi. I controlli da parte delle amministrazioni locali (i sindaci rilasciano le autorizzazioni) sono quasi inesistenti».

Molti gestori lamentano che in Italia le troppe tasse sfavoriscono le discoteche

«In realtà il nostro settore è quello maggiormente penalizzato per quanto riguarda l’eccessiva tassazione: paghiamo l'Iva al 22% mentre cinema e teatri la pagano al 10%. Paghiamo il 16% di imposta di intrattenimento, il 10% di Siae e il 2% di diritti connessi. In altre parole, su un biglietto di ingresso di 10 euro, paghiamo 4,80 euro di tasse varie».

Pochi giovani in discoteca: la generazione Z ha cambiato interessi?

«L’avvento dei social e gli anni della pandemia hanno contribuito a isolare i giovani. Si è persa una "generazione" di giovani che non ha avuto l'opportunità di familiarizzare con l'atmosfera della pista da ballo come avveniva un tempo».

Il modello della discoteca tradizionale, insomma, deve cambiare?

«Evidentemente sì, deve puntare su un divertimento di qualità, di contenuto, con esperienze sempre nuove da offrire ai giovani. La discoteca della “Febbre del sabato sera”, non esiste più. Le discoteche degli anni ‘80 e ‘ 90 non ci sono più: è un fenomeno difficile da replicare. Certo, non è il ballo ad essere in crisi: bisogna cercare la formula migliore, andando incontro alle nuove esigenze dei giovani che cercano attrazioni live appetibili. Se prima nelle discoteche la parte attiva la svolgeva l’individuo che ballava, adesso chi va in discoteca vuole assistere allo spettacolo di un artista che si esibisce. Il cliente dei locali da ballo, adesso, svolge la parte passiva. Dobbiamo cambiare visione e lasciarci contaminare con coraggio anche dagli stimoli che arrivano dall'estero. A Berlino, per esempio, l’amministrazione ha agevolato l’apertura di nuovi locali elargendo contributi».

Le vostre interlocuzioni con l’attuale Governo?

«Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere una maggiore attenzione nei confronti di un settore economico che è anche parte integrante del turismo. L’economia dell’isola di Ibiza, per esempio, si basa esclusivamente sull’intrattenimento e sulle discoteche. Contro l’abusivismo, poi, serve far rispettare le regole che esistono. L’abusivismo è il vero “bubbone”: lo combattiamo da anni senza avere grossi risultati perché a volte c'è anche compiacenza da parte delle amministrazioni locali che non vogliono intervenire».

Privacy Policy Cookie Policy