Il caso

«Dune ai privati», la Regione Puglia verso il dietrofront

Massimiliano Scagliarini

Dopo l’articolo della «Gazzetta»: «Pronti a ripristinare il divieto se ce lo chiedono i sindaci»

BARI - L’ipotesi più probabile è un emendamento soppressivo della normetta con cui, a dicembre scorso, il Consiglio regionale ha eliminato il divieto di inserire le dune nelle concessioni demaniali. A un mese esatto dall’articolo con cui la «Gazzetta» ha raccontato i contenuti dell’articolo 66 della legge 32/2022, innescando le reazioni del mondo ambientalista ma anche dei tecnici dell’urbanistica e del paesaggio, la giunta è pronta a fare un passo indietro.

Non è ancora stato individuato il contenitore normativo per ripristinare (nell’articolo 14 della legge regionale 17/2015) le parole «cordoni dunali» nell’elenco delle aree in cui è vietato il rilascio delle concessioni demaniali, eliminando poi il comma (a quel punto) inutile che specifica gli interventi ammissibili. Ma di fronte a una alzata di scudi generale, il Pd ha valutato che è meglio agire di iniziativa piuttosto che subire un blitz da parte della grillina Antonella Laricchia. E dunque è possibile che, già a fine settimana, il gruppo Pd possa formalizzare l’emendamento soppressivo.

«Avevamo inteso fornire una facoltà per una miglior tutela del paesaggio e del patrimonio naturale - dice l’assessore al Demanio, Raffaele Piemontese - ma se ci arrivano richieste in questo senso dai sindaci e dai Comuni siamo pronti in qualunque momento a revocarla». La norma ha per il vero lasciato indifferenti anche i concessionari privati (che in nove mesi non hanno presentato nessuna richiesta di estensione delle loro concessioni), rafforzando l’ipotesi che possa essere stata inizialmente pensata per uno scopo diverso (consentire la redazione del Piano delle coste in alcuni comuni costieri jonici dove, senza il cordone dunale, non esisterebbero le profondità minime). Ma, appunto, la reazione unanime del mondo ambientalista a seguito dell’articolo della «Gazzetta» ha creato pressioni per certi versi inattese: e dunque - spiegano fonti vicine alla presidenza della Regione - siccome non esiste alcun disegno di «privatizzazione» delle coste, non c’è alcuna difficoltà a tornare indietro. I tecnici hanno infatti osservato che comunque, anche con la modifica alla legge 17, non sarebbe possibile utilizzare le aree dunali a fini turistici: e quindi per i privati ci sarebbero solo maggiori costi relativi a sorveglianza e pulizia.

Anche per questo il segretario regionale Pd, Domenico De Santis, ritiene «completamente infondata» la polemica delle ultime settimane: «Non può essere messa in dubbio - dice la volontà della Regione di proteggere e tutelare attivamente le dune, né di gestire al meglio il delicato tema del demanio». La tutela delle dune spetta ai Comuni, che però lamentano scarsità di fondi destinati a vigilanza e pulizia. In settimana prossima potrebbe essere calendarizzata un’audizione in Consiglio regionale, ma solo per dare peso politico all’ascolto di sindaci e associazioni: la norma per l’abrogazione, infatti, richiede meno di due righe.

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