L’intervista

«Ricerca e cooperazione, così difendiamo il nostro mare», la parola al direttore del Ciheam Raeli

Leonardo Petrocelli

Oggi si inaugura il nuovo polo scientifico nella sede di Tricase

Non solo terra. L’altra «faccia» del Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei (Ciheam) - quella che guarda alle coste, al mare, alla blue economy - è incardinata già da tempo sulla sede portuale di Tricase (Lecce), avamposto per la valorizzazione delle comunità costiere. Oggi il plesso si arricchisce di un ulteriore tassello con l’inaugurazione (ore 16.30), - alla presenza del ministro per il Sud, Raffaele Fitto e del governatore Michele Emiliano - del nuovo polo scientifico, destinato alle attività di salvaguardia della biodiversità e degli habitat marini (si segnalano, ad esempio, due vasche per la cura delle tartarughe marine). L’ennesima eccellenza che, come chiarisce il direttore del    Ciheam, il giurista Maurizio Raeli, impreziosisce ulteriormente «un percorso salentino nato sul versante culturale e poi cresciuto sul fronte scientifico delle cooperazione». Un nodo, quest’ultimo, che sarà approfondito anche lunedì a Bari in occasione della visita del viceministro agli Affari esteri, Edmondo Cirielli.

Direttore Raeli, cosa rappresenta la sfida salentina per il Ciheam?

«È innanzitutto, mi si consenta una suggestione, un omaggio agli illustri personaggi di quella terra che hanno contribuito alla vita stessa della nostra istituzione».

Facile immaginare un riferimento ad Aldo Moro che volle il Ciheam a Bari nel 1962...

«Naturalmente, un’intuizione felicissima: la Puglia è nel Sud Italia, nel Sud dell’Europa e al centro del Mediterraneo. È questa la sua forza. Ma lo statista di Maglie non è stato l’unico. Penso, ad esempio, a Carlo Scarascia-Mugnozza, il primo presidente italiano del Ciheam, che aprì l’ente anche a Stati non europei. Un altro punto di svolta»...

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