Il caso

Tar: «Perdite idriche, Aqp faccia di più»

Massimiliano Scagliarini

Deve recuperare 12 milioni di metri cubi l’anno, si ferma a 4. Il Tar: obiettivo ragionevole

BARI - L’Acquedotto Pugliese può e deve fare di più per l’eliminazione delle perdite, che secondo l’Istat riguardano il 43,6% delle risorse immesse in rete. Un vero e proprio schiaffo quello arrivato dal Tar della Lombardia cui Aqp si era rivolto, ormai cinque anni fa, per impugnare le regole fissate dall’Arera (l’Autorità di regolazione) a proposito della qualità del servizio idrico. In quest’ambito sono compresi gli obiettivi che impongono, a pena di sanzioni, una progressiva riduzione delle perdite: in Puglia dovrebbero ammontare al 5% in meno all’anno, pari a circa 12,3 milioni di metri cubi. Invece si fermano a 3-4 milioni l’anno.

L’obiettivo del 5%, secondo Aqp, sarebbe però «irrealistico». Impossibile da raggiungere proprio perché non è possibile fare più di quello che già viene fatto: per diminuire le perdite di 12 milioni di metri cubi l’anno sarebbe necessario moltiplicare per sei il tasso di sostituzione delle condotte, con un investimento che dovrebbe salire in un quinquennio dagli attuali 100 milioni a 830 milioni (2018-2023). Ma sia secondo l’Arera che secondo i giudici amministrativi, c’è da fare molto di più che limitarsi a sostituire le condotte.

La riduzione delle perdite pesa per un terzo nella determinazione delle premialità che l’Autorità di regolazione assegna ai gestori idrici. Il motivo è evidente: se l’acqua manca, bisognerebbe cercare di non sprecarla. La Puglia è senz’altro un unicum dal punto di vista dell’acqua, visto che le infrastrutture di adduzione sono tra le più estese del mondo, ed è dunque più complesso intervenire su migliaia di km di rete, spesso risalenti al secolo scorso. E infatti dai calcoli della Arera è emerso che Aqp non ha raggiunto l’obiettivo di riduzione per gli anni 2018 e 2019, i primi di applicazione del nuovo metodo, con l’applicazione delle relative penalità (circa 150mila euro).

Nel respingere il ricorso dell’Acquedotto, i giudici amministrativi hanno sostanzialmente osservato due cose. Primo, che ci sono varie attività possibili per la riduzione delle perdite oltre alla sostituzione delle condotte (dalla «corretta gestione delle pressioni di rete» alla «distrettualizzazione dei sistemi idrici», fino a «un’efficiente organizzazione per la gestione dei tempi di rilevazione e di riparazione delle perdite»). Secondo, che altri gestori nelle stesse condizioni di partenza di Aqp (cioè nelle due fasce peggiori) hanno centrato l’obiettivo di riduzione del 5% annuo: e dunque le obiezioni a proposito dell’impossibilità a fare altrettanto «risultano sconfessate». Soprattutto perché Aqp aveva già ottenuto uno «sconto» dall’Arera: «All’esito della consultazione - ricordano i giudici amministrativi - le soglie e gli obiettivi di cui è causa sono stati resi meno stringenti proprio per tener conto delle osservazioni pervenute da parte dei rispondenti, come avvenuto con riguardo all’indicatore delle perdite idriche lineari». Il cui obiettivo di riduzione annua è stato portato dal 6% al 5% proprio per tenere conto delle obiezioni dei gestori.

Aqp ha in corso numerosi interventi per la riduzione delle perdite, che - proprio come dice la sentenza - non riguardano solo la sostituzione delle condotte. L’ultimo in ordine di tempo è un maxiprogetto da 130 milioni che comprende pure la distrettualizzazione, il controllo delle pressioni e il monitoraggio dell’erogazione a Bari e in sei centri della provincia. Il progetto, approvato a dicembre, dovrebbe essere appaltato a breve. Altri interventi, finanziati dal Pon React e dal Pnrr, hanno l’obiettivo di portare le perdite sotto il 40%.

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