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Giudici di Lecce, si sgonfia il caso Sfrecola. L'Ordine degli avvocati: «La nomina era legittima»
Dopo l'annullamento della sentenza che riguarda anche gli ex pm Savasta e Scimè. Durante il processo di appello dubbi sulle accuse al legale barlettano
BARI - Nel secondo troncone del processo ai giudici di Trani, annullato - come il primo - per l’incompetenza funzionale del Tribunale di Lecce, oltre alle accuse di corruzione che riguardano gli ex pm Antonio Savasta e Luigi Scimé c’era una vicenda che lambiva l’ex sottosegretario Luca Lotti (non indagato) e coinvolgeva, oltre a Savasta, l’imprenditore barlettano Luigi D’Agostino e l’avvocato Ruggero Sfrecola. D’Agostino - secondo l’accusa - portò Savasta a Roma da Lotti, e in cambio ottenne dall’ex pm di essere lasciato fuori da una indagine per false fatture, in cui lo stesso Savasta nominò Sfrecola come legale di ufficio.
In primo grado D’Agostino e Sfrecola sono stati condannati in abbreviato rispettivamente a 4 anni e 4 anni e 4 mesi: secondo il gup Vergine la «falsa nomina d’ufficio» di Sfrecola avrebbe perfezionato «l’accordo illecito». Ma davanti alla Corte d’appello, prima della sentenza di annullamento che ha mandato gli atti a Potenza, la difesa di Sfrecola aveva depositato (con il consenso della Procura generale) indagini difensive: dai turni dei difensori di ufficio acquisiti dal servizio Lextel è emerso che il 12 marzo 2015 nell’elenco c’era il nome di Sfrecola, che dunque non fu inserito da Savasta. Tanto che il 17 novembre scorso la Commissione di disciplina dell’Ordine degli avvocati ha prosciolto Sfrecola, e lo stesso Ordine ha revocato la costituzione di parte civile nei suoi confronti. «In effetti - conferma il presidente dell’Ordine di Trani, Tullio Bertolino - i documenti hanno chiarito senza ombra di dubbio la situazione del collega».
L’appuntamento con Lotti è stato oggetto di indagini anche a Firenze. A febbraio 2022 il gup ha archiviato l’accusa di traffico di influenze nei confronti di D’Agostino e di Tiziano Renzi: il padre dell’ex premier avrebbe fatto da tramite per portare dall’allora sottosegretario sia D’Agostino che Savasta. Anche se D’Agostino pagò Renzi senior, il gup di Firenza stabilì «che non sia stato provato il carattere “indebito” di tale mediazione, in quanto non si è dimostrato un intento o scopo illecito dei terzi che grazie a D’Agostino e alle intermediazioni di Tiziano Renzi riuscirono a incontrare il sottosegretario». La «pista Lotti» sembra dunque essersi sgonfiata. Ma dopo che la sentenza di Lecce ha azzerato tutto, sarà la Procura di Potenza a stabilire se anche per questo filone il processo dovrà ricominciare da capo.