l'intervista

Puglia, i numeri drammatici del pubblico impiego

Carmela Formicola

Domenico Ficco nuovo segretario regionale Fp Cgil: la sfida di assunzioni e contratto

BARI - Ha 46 anni, è nato a Terlizzi ed è stato un dipendente precario della pubblica amministrazione per molti anni. E al termine del 12esimo congresso della Fp Cgil Puglia, la categoria delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici, Domenico Ficco è stato eletto segretario generale. Di Terlizzi è anche il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, con il quale Ficco ha un rapporto «idilliaco», spiega, come d’altronde con tutti i compagni di viaggio, a livello locale e nazionale: inizia la sua attività sindacale nel 2012 come segretario generale Fp Cgil Bari.
Allora Ficco, cominciamo dai numeri che testimoniano il bel lavoro fatto in questi anni.
«Il consenso nella nostra organizzazione è cresciuto, è vero. Due dati su tutti: il numero degli iscritti che dal 2018 ad oggi si incrementa di quasi 1000 unità passando da 19.700 a 20.700 con trend in crescita. Dati confermati da una canalizzazione di risorse che passa dai 2 milioni e mezzo ai 2 milioni e 800mila euro. Vorrei anche evocare il consenso delle elezioni delle Rsu celebrate lo scorso anno nel quale ci siamo attestati primo sindacato con 14mila preferenze complessive».

E adesso? Quali sono le grandi sfide dei prossimi anni?
«Sono due, molto importanti. La prima è la mobilitazione a livello nazionale per reperire risorse all’interno della legge di Bilancio da destinare al finanziamento del rinnovo dei contratti. È una battaglia di giustizia. Pensiamo ai dipendenti della sanità, al loro sacrificio durante l’emergenza pandemica, a come ancora adesso siano esposti a enormi pressioni, come testimoniano le numerose aggressioni subite dal personale negli stessi ospedali pugliesi. Non vogliamo garantire a questi lavoratori retribuzioni dignitose?».
La seconda sfida?
«Il Piano straordinario delle assunzioni. È una battaglia nazionale ma soprattutto pugliese».
Su questo tema, nel corso del congresso, ha spiegato che entro breve tempo sarà avviato un monitoraggio. In che consiste?
«Avvieremo una rilevazione a campione nel sistema sanitario, in un piccolo e in un grande Comune, e in una delle amministrazioni dello Stato, la faremo in tutte e sei le province pugliesi. Faremo poi un raffronto: il personale che servirebbe in teoria, il personale effettivamente in servizio, il personale che invece serve realmente in base all’esigenza di quella comunità».
Sul personale in servizio ci sono numeri davvero drammatici.
«È vero. Facciamo un esempio: se riuscissimo ad assumere un milione e 200mila persone nello Stato non copriremmo il turn over fino al 2030».
E in Puglia?
«Ci sono 7,5 dipendenti ogni 1000 abitanti, numeri drammatici».
Però adesso gli enti pubblici sono autorizzati ad assumere grazie al Pnrr.
«Ma sono purtroppo tutte assunzioni a tempo determinato, il che significa paradossalmente che il Pnrr sta producendo precariato. È l’enorme punto debole del Piano di ripresa. Ecco perché insistiamo sulle assunzioni, perché in questa fase il capitale umano è fondamentale per quella “ripresa”».
Nel pubblico impiego si annida una delle maledizioni italiane: la burocrazia. Che ne pensa?
«È proprio quello il nodo: se ampli la platea di personale pubblico, immettendo giovani con nuove sensibilità e nuove visioni, togli il grimaldello del funzionamento della cosa pubblica dalle mani di alcune persone, particolarmente radicate in quelle posizioni»
Un suo consiglio alle classe dirigente pugliese.
«Fidarsi e affidarsi. Basta con questo sentimento di diffidenza nei confronti del sindacato che viene sempre percepito come “la controparte”. Agli amministratori, ai dirigenti, dico di esercitarsi di più al confronto. E di accogliere i suggerimenti e le proposte che possono giungere dalle organizzazioni sindacali, nell’unico obiettivo di rendere migliore la qualità dei servizi e la coabitazione sociale».

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