Sanità e ritardi

Bari, il declino del Pediatrico tra veleni e reparti chiusi: in 40 attendono l'intervento al cuore

Massimiliano Scagliarini

Dopo lo stop a cardiochirurgia: «Dovranno andare fuori dalla Puglia»

BARI - Ci sono 40 piccoli pazienti in attesa di un intervento di sostituzione delle valvole cardiache che non possono essere operati a Bari. È una conseguenza, tra le tante, della decisione con cui a gennaio il Policlinico di Bari ha sospeso l’operatività della cardiochirurgia del «Giovanni XXIII», l’ospedale pediatrico che oggi si ritrova tra l’altro senza un primario di Terapia intensiva e nell’occhio del ciclone per l’indagine della Procura di Bari sulle morti sospette.

Nei piani della Regione l’«ospedaletto» (come viene chiamato a Bari) doveva diventare il fulcro del nascente Polo pediatrico pugliese. Ma nei fatti da oramai vent’anni è una sorta di dependance del Policlinico. Dopo la sospensione per inidoneità del direttore della Terapia intensiva, Leonardo Milella, in estate la guida del reparto è stata affidata a Interim al direttore della Rianimazione dell’ospedale universitario, Salvatore Grasso. E ieri il direttore generale Giovanni Migliore ha nominato capo del dipartimento di Chirurgia pediatrica il professor Nicola Laforgia, primario del Policlinico, ribaltando la votazione in consiglio di dipartimento che aveva visto 13 voti per il direttore della Cardiologia del Pediatrico, Ugo Vairo, e nove per Laforgia. Tutti segnali della volontà di tenere il «Giovanni XXIII» nell’orbita del Policlinico...

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