È stata pubblicata nei giorni scorsi sulla Gazzetta Ufficiale la legge 11/ 2024, che converte il Decreto Energia. La norma tra l’altro ha introdotto novità alla procedura di localizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (DNPT) destinato ad ospitare tutte le scorie nucleari attualmente presenti sul territorio nazionale. Il provvedimento di conversione conferma quanto previsto nel Decreto Energia. In particolare, la possibilità per tutti gli enti locali, sia inclusi nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) che non inclusi, di inviare al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e a Sogin la propria autocandidatura a ospitare l’opera, nei 90 giorni successivi alla pubblicazione dell'elenco delle aree idonee previste nella proposta di CNAI sul sito web dello stesso Ministero. È previsto, inoltre, che Sogin accerti che eventuali aree autocandidate non presenti nella proposta di CNAI possano essere riconsiderate, tenuto conto di vincoli territoriali nel frattempo decaduti o sostanzialmente modificati o per ragioni tecniche superabili con adeguate modifiche al progetto preliminare del DNPT.
Tra i siti al momento contenuti nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, ce ne sono cinque nel territorio di Genzano di Lucania, nel Potentino. Ma qui la comunità è già in subbuglio. E il consiglio comunale ha già detto «no», interpretando oltre tutto il sentimento dei che hanno costituito un comitato contro il provvedimento. Non solo. Il sindaco Viviana Cervellino ha fatto sapere che il Comune di Genzano si è costituito in giudizio presentando ricorso al Tar del Lazio per l'annullamento della proposta del Cnai. L’amministrazione comunale nella sua interezza si oppone insomma al progetto di stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Da qui l'iniziativa di intraprendere un percorso giurisdizionale.
«Un progetto - ha osservato Cervellino - che comprende anche rifiuti radioattivi ad alta intensità per un lasso di tempo non ben definito, che arrecherebbe non pochi danni all'ambiente e al nostro agroalimentare, in un territorio ricco di storia ma carente di opere e servizi infrastrutturali».
Da aggiungere che il Comune di Genzano già nel luglio del 2021 aveva espresso la sua opposizione alla Sogin, riuscendo a far escludere una delle aree individuate nel territorio bradanico, che in origine erano sei. Tuttavia ne restano in ballo ben cinque delle 14 complessive individuate in Basilicata. «E per questo motivo - sottolinea ancora il primo cittadino - raccogliendo la volontà della comunità di rappresentare in ogni sede la nostra contrarietà al progetto, abbiamo intrapreso le vie legali per chiedere l'annullamento del provvedimento». Il ricorso è già stato depositato.