Personaggi

Acerenza sulla rotta di Ulisse, Telemaco lo ha cercato anche qui

Cristiana Lopomo

Michele Di Pietro, l'Indiana Jones lucano, studia il passato del suo paese d’origine scoprendo sempre curiosità e aneddoti

ACERENZA - Da ex bancario a ricercatore fai da te di storie e personaggi avvincenti tra mito, storia e leggenda in riferimento all’imponente rilevanza di Acerenza nel mondo antico. Il suo metodo non sarà certo ortodosso e i professoroni certificati forse storcono il naso. Ma la fatica e l’impegno, che perdurano da ben oltre 70 anni, non sono certo cosa da poco. E la costanza è decisamente ammirevole. Suggestioni narrative e spunti in chiave cinematografica non sarebbero, poi, cattive idee. Nemmeno i brutti scherzi che può giocare il cuore, a quasi 77 anni d’età, hanno fermato o anche solo rallentato le ricerche di Michele Di Pietro, l’Indiana Jones lucano, che procedono, senza sosta, da quando frequentava la quinta elementare.

Torniamo a parlare di lui, dopo che più volte ce ne siamo occupati, travolti, anche in questo caso, dall’entusiasmo di un giovanotto d’altri tempi, rimasto fedele a quel bambino folgorato sui banchi di scuola dal ruolo «impareggiabile» del suo paese nel corso della storia e che, già da allora, gli ispirò la sua missione della vita. Ogni volta che ci contatta Michele Di Pietro è per annunciarci una «nuova scoperta sensazionale» sulle tracce del glorioso e mitologico passato di Acerenza, il suo paese d’origine, di cui è cittadino benemerito. Un’antica cartina con l’evidente tratteggio del percorso compiuto da Telemaco dal Peloponneso ad Acerenza nell’edizione del 1742 de «I viaggi di Telemaco alla ricerca del padre Ulisse» di Fenelon, François de Salignac de La Mothe. Un’altra mappa geografica, tratta dall’atlante storico di Spruners della prima metà del 1800, indica il territorio della Basilicata come «provincia acheruntina»; un’altra ancora contenuta ne «La gerarchia della Chiesa romana nell’Europa del V secolo» conferma il ruolo di assoluto primo piano della Cattedrale di Acerenza: le sue ultime rivelazioni che ci racconta emozionato. Andare a prendere un caffè a casa sua è come ritrovarsi in un piccolo museo o, meglio, nel paese delle meraviglie perché chiunque abbia anche un minimo di curiosità non può che restare colpito dai mille e uno tesori che fanno capolino ovunque si volga lo sguardo.

Appassionato di testi antichi, antichissimi e cartine elaborate nel corso dei secoli. Cacciatore di toponimi, di nomi con cui era conosciuta Acerenza nell’antichità: è arrivato a contarne 190 procedendo per tentativi, anche sbagliati e trovandone sorprendentemente conferma negli errori di trascrizione degli amanuensi. Cherunzia, Chirenza, Aperentia, Aperenza: gli ultimi aggiunti al lungo elenco su file excel con annessa indicazione della fonte. Ma Acerenza è per Michele Di Pietro soprattutto Acheronzia perché il nesso vero da avvalorare è, secondo lui, nel fiume Acheronte (il Bradano). Abile ricercatore, ma anche escursionista e speleologo: nel Vallone de La Pila ha infatti individuato, durante un paio di spedizioni qualche anno fa, l’antro della caverna da dove sarebbe entrato Telemaco per ritrovare il padre Ulisse e anche Ercole per compiere la sua 12 esima fatica e catturare Cerbero, il mostruoso cane a tre teste. Nesso che rimanda all’Ercole cosiddetto «Acheruntino» di cui la statuetta in bronzo è custodita al Museo archeologico di Palazzo Loffredo a Potenza e che per Michele Di Pietro «sarebbe giusto che fosse consegnata al museo di Acerenza» e c’è testimonianza anche nella coppa in vetro dorata esposta al British Museum di Londra. Mente brillante, ma anche artigiano dalle mani d’oro: scova e recupera oggetti del passato perché facciano bella mostra di sé tra l’arredo.

Collezionista d’eccezione di tutto ciò che profumi di memoria: macchine fotografiche, monete, francobolli, penne, bottiglie. E ovviamente libri: ne conta oltre 7 mila la sua biblioteca dislocata sui tre piani della sua casa in campagna all’ingresso del capoluogo. Volumi preziosi dalle copertine accartocciate e ingiallite ovunque tra scaffali ricavati ad arte, in ogni angolo. A centinaia sono, inoltre, quelli finora consultati tramite Google Libri, attinti da ogni parte del mondo, d’ogni epoca e in ogni lingua. Un archivio imponente, tra foto e documenti: la sua ricerca su Acerenza è tutta contenuta in 43mila file in oltre 3mila cartelle sul suo pc. A questo si aggiunge tanto altro, sulla storia di ciascun comune della Basilicata e, tra le foto in bianco e nero, anche quelle che ritraggono scolaresche di un tempo o donne in abito d’epoca che, diffuse dalla sua popolarissima pagina Facebook (Acerenza Acheronzia), coinvolgono la comunità in un divertente gioco di caccia all’identità. Persino graphic creator di elaborazioni foto e video in cui c’è il rigore nel raffronto tra il prima e il dopo (come per il castello), ma anche una buona dose di ironia. Come non sorridere di fronte alla sua versione animata del leone della Metro Goldwiyn Mayer sostituito con quello posto sulla facciata della Cattedrale di Acerenza, suo personale omaggio alla squadra di calcio acheruntina. Propositivo, infine, sulla vicenda relativa a quel Gian Vincenzo Pinelli dei Duchi di Acerenza (nato a Napoli nel 1535 da Cosimo Pinelli Duca di Acerenza e Vincenza Ravaschiera) che ospitò in casa sua a Padova per 9 anni e 8 mesi Galileo Galilei che gli fece dono del suo compasso: ha sollecitato l’intitolazione di una strada ad Acerenza sulla scorta dell’esempio già realizzato nella cittadina veneta.

Un lungo e infaticabile lavoro di ricerca che meriterebbe di essere dato alle stampe: «Non meno di 9-10 volumi. Da solo sarebbe un’impresa imponente, assai onerosa, per questo ho più volte chiesto aiuto, supporto in qualche modo. La mia speranza è che finalmente ci sia qualcuno, tra mondo delle Istituzioni o ecclesiastico o della cultura, che voglia contribuire alla realizzazione di queste pubblicazioni che – conclude Michele Di Pietro – darebbero lustro ad Acerenza e all’intera Basilicata».

Privacy Policy Cookie Policy