I dati

Basilicata, l’atlante dell’infanzia ha cifre che inquietano

Gianluigi De Vito

Il Garante: «Serve piano per un sistema integrato di servizi»

Segna il passo la Basilicata dei baby. Singhiozza pure quella dell’infanzia. Ed è sempre più bruciata dall’emigrazione universitaria la gioventù che cerca prospettive con una valigia però senza titoli specifici.

È a tinte fosche, insomma, il quadro che ieri il Garante per l’Infanzia, Vincenzo Giuliano, ha tracciato in Regione presentando il report annuale sullo stato di salute del pianeta minorile. Non c’è solo la lista dei mali, sia chiaro, nella pubblicazione presentata dal Garante e che raccoglie analisi e dati. Ci sono anche proposte, cose da poter fare subito, anche in considerazione di tante cose buone fatte e potenzialità inespresse. Ma il punto di partenza non può essere che la radiografia della situazione. E l’atlante lucano dell’infanzia, per evocare la più celebre pubblicazione di Save the children in uscita nelle prossime ore, in occasione della giornata Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra ogni 20 novembre, ha pagine che fanno arrossire dalla vergogna.

Scrive il Garante, Giuliano: «Gli aspetti più problematici riguardanti i minori, in età sia infantile che adolescenziale sono, individuati nei seguenti collegamenti tematici: la scarsità di posti di asili-nido, che in Basilicata sono il 14% a fronte della media riscontrata in Italia che è pari al 24% sugli aventi diritto; il basso tasso di istruzione terziaria, e cioè il diploma di laurea, che in Basilicata è pari al 21% contro il 27,8% dell’Italia; la emigrazione universitaria fuori regione dei giovani lucani, dei quali solo il 26% studia nella Università di Basilicata; il carente tasso di occupazione post-diploma e post-laurea che in Basilicata, dopo tre anni dal conseguimento dei titoli, è del 31,3% per i laureati e per i diplomati del 28,2%».

Tutto questo concorre a dare dimensioni più robuste alla povertà educativa in una regione che negli ultimi anni ha dovuto mostrare i fianchi per via della deprivazione e dello svantaggio precostituito da ragioni economiche e demografiche. Ma il Garante, non le manda a dire: «Ai nati nella nostra regione, ai bambini e agli adolescenti, come anche alle loro famiglie, sono riservati diritti differenziali e sono offerte opportunità inferiori a quelli fissati dall’ordinamento legislativo ed amministrativo; e tutto ciò è tanto più assurdo ed inaccettabile in quanto questa nostra regione non è più la “terra di anfratti e di rovine” narrata da certo meridionalismo alla Giustino Fortunato, ma è la terra ricca di ogni più preziosa risorsa materiale, petrolio, gas, acqua, e immateriale, beni culturali, ambientali, storici, ecc.».

Insomma, a fronte di risorse naturali e culturali che ci fanno più richci di prima, il pianeta minori rimane a schiena scoperta. «Le carenze più gravi si riscontrano nella prima infanzia, da 0 a 3 anni - scrive Giuliano nel report annuale - la percentuale dei bambini che frequentano gli asili-nido, considerata già la carenza di posti disponibili come detto avanti, è attualmente del 6% con un trend in progressiva diminuzione».

Che ci sia bisogno di invertire la rotta per dare più certezza al futuro prossimo è indubbio. Da qui la proposta di Giuliano di arrivare quanto prima a un programma operativo che abbia come esito un «Sistema integrato di servizi sociali, educativi e sanitari per l’Infanzia e l’Adolescenza».

Un sistema che diventerebbe un tavolo capace di reggere ogni peso e coniugare ogni sfida perché fatto di quattro robuste gambe, quelle necessarie per per fermare la poverta educativa.

«I minori, da 0 a 18 anni di età, in Basilicata si contano in circa centomila unità, che diventano circa duecentomila unità, se si comprendono le rispettive famiglie e gli operatori interessati. Un numero pari al 40% circa della popolazione regionale: una realtà intersettoriale che comprende le più diverse relazioni della vita sociale, dalla scuola alla sanità, dall’assistenza sociale alle relazioni del lavoro». Come dire si agisce sui minori per agire politicamente su tutto.

La seconda gamba: «Sostegno alla genitorialità e lotta alla denatalità, considerando che i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, oltre ad essere di per sé fattori creativi di nuovi posti di lavoro, già valutati in circa mille nuovi posti, promuovono l’occupazione femminile, per cui, secondo le simulazioni validate da Bruxelles, la nuova occupazione femminile potrebbe raggiungere nella nostra regione circa 4mila nuove unità lavorative». Investire sui minori significa far lavorare, donne soprattutto.

«Una terza valenza - spiega ancora Giuliano - particolarmente importante riguarda la funzione che il proposto programma operativo per il Sistema integrato dei servizi per l’Infanzia e l’Adolescenza è chiamato a svolgere e come strumento di contrasto dello spopolamento demografico della regione e come stimolo per l’inversione del ciclo negativo riguardante la denatalità anagrafica, considerando che la Basilicata negli ultimi trent’ anni ha perduto circa 80mila abitanti, che la popolazione attualmente residente conta 541mila abitanti e che, se malauguratamente dovesse continuare questo declino demografico, entro il 2030 la regione potrebbe scendere sotto i 500mila abitanti e che all’anno 2050 la sua popolazione sarebbe inferiore ai 400mila abitanti: assurda, preoccupante, sconvolgente prospettiva per una regione come la nostra che è ricca di ogni tipo di risorsa».

L’ultimo perno è da incastrare per contrastare l’emigrazione giovanile, specie quella dei diplomati e dei laureati, dopo che «è alta la percentuale di giovani che frequentano le università fuori regione e che, dopo gli studi, vi rimangono a risiedere, e il considerevole numero di giovani laureati in Basilicata ma costretti ad emigrare alla ricerca di lavoro e occupazione in Italia e all’estero: una perdita di valori professionali incalcolabile; una perdita netta di futuro per la nostra terra».

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